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In Campidoglio si pensa al piano B per il dopo-Raggi E spunta Alessandro Di Battista

Alessandro Di Battista

Susanna Novelli
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Secondo i «falchi» a 5 Stelle Virginia Raggi avrebbe i giorni contati. Di fatto si attende solo l'avviso di garanzia per staccare la spina a un'esperienza politica e amministrativa che rischia di trascinare via tutto il MoVimento. Del resto, anche i più ottimisti incominciano a pensare che arrivare a fine mandato, cioè al 2021, sia davvero un'impresa impossibile. Meglio dunque preparare il «piano B», condizionato, ovviamente al voto nazionale. Via libera al Bilancio innanzitutto, per non dare leva alle opposizioni, in una campagna elettorale che, comunque vadano le cose, con o senza il governo di Roma, sempre sulla Capitale, ovvero sulla capacità di amministrare dei 5 Stelle, si svolgerà. Modificare, in fretta, il codice etico per fare in modo che venga rivista la clausola del divieto di candidatura per due mandati consecutivi. Un limite che tirerebbe fuori dall'eventuale corsa elettorale di fatto gli unici con quel minimo di esperienza necessaria quantomeno a muoversi all'interno dell'amministrazione. Uno su tutti, Marcello De Vito, alias Roberta Lombardi, "fatto fuori" dalle primarie che lo avrebbero visto candidato sindaco dal duo Raggi-Frongia. La sua ricandidatura, come quella del capogruppo capitolino Paolo Ferrara, sarebbe conditio sine qua non per far staccare la spina alla Raggi. Una modifica non difficile, se davvero s'ipotizza il mandato «record» di appena sei, sette mesi di Raggi. E non solo, come fanno notare dall'interno, il codice pentastellato, considerato da molti la "Bibbia" è stato già abbondantemente violato, a partire dalla nomina di Frongia in giunta, il quale, in considerazione di consigliere eletto non avrebbe potuto accedere a ruoli di governo. Un piano dunque, quello della «caduta» della Raggi che è in cantiere e che vede come punta di diamante una candidatura da Novanta: Alessandro Di Battista. L'unico in grado non solo di contenere eventuali perdite di consenso proprio nella Capitale ma a tentare davvero uno storico «bis» in Campidoglio ad appena un anno di distanza.  Tempi strettissimi dunque, innanzitutto per la riscrittura e la votazione del Bilancio previsionale, non tanto per i limiti di leggi, fissati comunque a fine febbraio, quanto per quelli eventualmente imposti da piazzale Clodio con l'arrivo dell'avviso di garanzia, e delle probabili elezioni nazionali, tra fine maggio e inizio giugno. Dunque se la Raggi va sacrificata in nome dei valori e della coerenza del MoVimento, dovrà cadere entro metà febbraio. Maratona sui conti di Roma Capitale dunque, con la convocazione ieri e già il 27 della Commissione capitolina preposta. L'orientamento della giunta sarebbe quello di stilare un maxi-emendamento al Previsionale da sottoporre all'esame dell'Oref, l'Organo di revisione economica e finanziaria del Campidoglio che ha bocciato, per la prima volta nella storia, il primo Bilancio a 5 Stelle. È questa la strada più veloce. Nel caso di riscrittura della Finanziaria infatti ripartirebbe l'iter completo, ovvero l'invio ai 15 Municipi per l'esame, poi in Commissione, ancora all'Oref con i 30 giorni di tempo per esprimere il parere, e finalmente al voto finale dell'Aula Giulio Cesare. Un tempo che i 5 Stelle, ma soprattutto Roma, non possono permettersi. Così mentre la Tesoreria della Capitale è stata autorizzata dalla giunta Raggi a un'anticipazione di 1,2 miliardi di euro per «fronteggiare, a titolo cautelativo, eventuali esigenze di insufficiente liquidità che si dovessero presentare nel corso dell'esercizio finanziario 2017», si scaldano i motori per un'altra lunga, estenuante campagna elettorale. E Di Battista pronto a rialzare la bandiera di un MoVimento che rischia altrimenti il suicidio alla sua prima vera prova di forza di governo. 

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