CAOS A CINQUE STELLE
Muraro, i rifiuti e l'inchiesta che ha aperto e chiuso il mandato
"Sono tranquilla e convinta di riuscire a dimostrare la mia totale estraneità ai fatti. Tuttavia, per senso di responsabilità istituzionale e per rispetto verso questa amministrazione, ho deciso di dimettermi in attesa di chiarire la mia posizione". Con queste parole arriva, nel cuore della notte, la notizia delle dimissioni dell'assessora all'ambiente del Comune di Roma Paola Muraro, dopo quasi quattro mesi di polemiche legate all'indagine giudiziaria sulla gestione dei rifiuti capitolini, nella quale è coinvolta. Muraro, indagata per reati ambientali, il 21 dicembre sarà interrogata dai pm responsabili dell'inchiesta. L'avviso di garanzia ricevuto ieri mette fine al breve incarico dell'ex assessora ma non alle polemiche politiche sulla scelta della sindaca Raggi che per mesi ha difeso strenuamente la sua collaboratrice pur sapendo dell'indagine. A piazzale Clodio intanto il pm Alberto Galanti e l'aggiunto Paolo Ielo continuano ad analizzare i documenti raccolti nel fascicolo: da quelli acquisiti dai carabinieri nelle sedi di Ama, a quelli ricevuti dalla commissione parlamentare Ecomafie, dove all'inizio di settembre, Raggi, in audizione, ammise di essere a conoscenza dell'indagine su Muraro. Erano sedute fianco a fianco, ribadirono la stima e il sostegno reciproco facendo esplodere polemiche anche all'interno del M5s, e Muraro consegnò un dossier e di oltre mille pagine sulla gestione dei rifiuti romani. Al centro dell'inchiesta della procura il ruolo e le responsabilità che Muraro ebbe in Ama, ma anche i suoi rapporti con i dirigenti dell'azienda dei rifiuti con i quali lavorava, a cominciare da Giovanni Fiscon, ex direttore generale, e Franco Panzironi, ex ad, entrambi imputati nel processo di Mafia Capitale. Il legale di Fiscon, Salvatore Sciullo, ha sottolineato in più occasioni che l'ex dg aveva rapporti con Muraro esattamente come ne aveva con gli altri lavoratori dell'azienda. Ma è evidente che Muraro abbia avuto in Ama rapporti buoni con alcuni dirigenti, come nel caso di Fiscon e Panzironi, e pessimi con altri responsabili aziendali, a cominciare dall'ex amministratore delegato, Daniele Fortini. I rapporti tra l'ex ad e l'ex assessora sono stati a dir poco conflittuali dall'inizio del mandato di Muraro in Campidoglio, fino alla rottura del 25 luglio scorso, quando lei si presentò senza preavviso, e con tanto di diretta streaming al seguito, nella sede dell'Ama chiedendo a gran voce chiarimenti sulla mala gestione della raccolta della spazzatura nelle strade capitoline e sul perché del mancato utilizzo del tritovagliatore di Rocca Cencia. L'episodio accelerò le dimissioni che Fortini aveva già presentato subito dopo l'elezione di Virginia Raggi. Muraro, ai tempi della lunga consulenza in Ama, durata 12 anni, che le era fruttata compensi per oltre un milione di euro, aveva la responsabilità di controllo sui rifiuti in entrata e uscita degli impianti per il trattamento meccanico biologico della spazzatura (tmb), tra cui quello di Rocca Cencia, il cui funzionamento nel biennio 2013/15 è al centro dell'inchiesta nella quale è indagata. Chi indaga vuole soprattutto capire fino in fondo in che modo le decisioni prese dall'ex assessore abbiano condizionato il ciclo dei rifiuti e quali vantaggi abbia tratto da queste scelte Manlio Cerroni, il patron della discarica di Malagrotta e di buona parte degli impianti per lo smaltimento della spazzatura romana.