TRAGEDIA CAPITALE
Gli ultimi minuti della vita di Zhang Yao la ragazza cinese scomparsa a Roma
Zhang sta ancora parlando al telefono con l’amica. È disperata, in piedi tra due binari della ferrovia di Tor Sapienza. Si guarda intorno mentre il treno passa sfiorandola. La ragazza continua la conversazione, il rumore è ancora forte e non si accorge dell’altro convoglio in arrivo alle sue spalle, dal binario opposto, che la colpisce in pieno scaraventandola venti metri più avanti e facendola finire contro il muro che delimita la stazione. Il video delle telecamere di una ditta in via Salviati custodisce gli ultimi istanti di vita della ragazza cinese trovata morta ieri mattina dietro ai rovi della ferrovia. La Questura ne ha diffuso solo una piccola parte, eliminando la scena di una fine troppo cruenta che si chiude con dei fogli che si librano in aria: le pratiche del permesso di soggiorno appena ritirato da Zhang Yao. A favorire il ritrovamento del corpo, dopo quattro giorni di ricerche, è stato il titolare della società che si occupa di trasportare gelati nei bar della Capitale. L’uomo, lunedì mattina, aveva sentito delle voci provenire dai binari, «come di gente che si rincorreva». Solo quando giovedì sera ha sentito la notizia della ventenne scomparsa, ha curiosato nelle registrazioni del sistema di videosorveglianza della sua ditta. Dalla corsa dei tre balordi, due di carnagione chiara uno più scura come ha raccontato Zhang al cellulare, alla ricerca della borsa tra i cespugli a ridosso della stazione: nei filmati c’è tutto, fino alla tragedia in diretta. L’amica con la quale la vittima stava parlando sente un forte fruscio, il treno che passa, la linea che cade. La ragazza non risponderà più, fino alle 18 quando il telefono si spegne per sempre. Tutto avviene lunedì, alle 12,40. La studentessa di 20 anni, arrivata a Roma a marzo per frequentare l’Accademia delle Belle Arti, esce dal centro immigrazione della Questura di via Patini, dove ha appena ritirato il permesso di soggiorno per motivi di studio. Ha paura, lo confessa agli amici, per questo telefona a una di loro mentre dal cancello dell’ufficio di polizia cammina verso la fermata dell’autobus in via Salviati. Sulla palina non si vedono nemmeno le linee che passano di lì, è tutto devastato come il resto in strada. Intorno al vicino campo nomadi immondizia e topi morti: il degrado è terribile e Zhang, vestita in modo elegante e con una borsa griffata a tracolla, attira gli sguardi dei tre banditi che la braccano strappandogliela via. «Mi hanno scippata» urla al telefono la ragazza. Che però non si arrende e inizia a inseguire i tre uomini lungo via Sansoni e poi su, fino ai binari, dove arriva scavalcando la recinzione. Passano quattordici minuti dal momento dello scippo all’impatto con il treno. Forse nessuno l’avrebbe mai trovata, nascosta tra i rovi, se all’imprenditore non fosse venuto in mente di controllare e avvertire i carabinieri. Per il medico legale la studentessa è morta subito. Identificata grazie ai tre tatuaggi, è stata riconosciuta dai genitori arrivati giovedì notte a Roma. Sotto choc il padre, che ha insistito per vedere la figlia all’istituto di medicina legale di Tor Vergata dove sarà effettuato l’esame autoptico. «Sono distrutti dal dolore - commenta Lucia King, portavoce della comunità cinese -, l’ambasciata ha lavorato da subito insieme alla polizia, ma avevo intuito che era successo qualcosa. La ragazza parlava italiano, avrebbe potuto chiedere facilmente aiuto a chiunque». Al momento il fascicolo aperto dal sostituto procuratore Giovanni Bertolini, con il coordinamento del procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani, è ancora contro ignoti e contempla solo il reato di rapina. Rischia di finire sul registro degli indagati per omicidio colposo, un atto dovuto in questi casi, il macchinista che guidava il convoglio che ha investito la ragazza. Intanto si indaga anche sulla scomparsa di due uomini residenti nel campo rom, risalente proprio a lunedì scorso.