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"Case agli italiani" San Basilio in rivolta

Una famiglia di marocchina costretta a rinunciare alla casa popolare. L'ombra del racket delle occupazioni abusive dietro la proposta

Francesca Musacchio
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«Via i negri, qui vogliamo solo italiani». A San Basilio è rivolta. Ieri, nel quartiere alla periferia est della Capitale, un gruppo di residenti si è opposto all'assegnazione di una casa popolare ad una famiglia di marocchini. Barricate davanti all'ingresso del palazzo Ater in via Filottramo 15, tra insulti e urla, che hanno impaurito la coppia, con tre bambini al seguito, al punto tale da rinunciare all'alloggio. Il sospetto degli investigatori è che dietro alla protesta ci sia il racket delle occupazioni abusive che proprio nel quartiere ha illegalmente preso possesso di alcuni immobili. L'appartamento di edilizia popolare destinato alla famiglia marocchina, infatti, era stato sgomberato in seguito ad una occupazione abusiva e ieri mattina sarebbe dovuto essere consegnato ai legittimi assegnatari. All'interno vivevano padre e figlio che al momento della protesta stavano liberando l'alloggio dai loro effetti personali. Una coincidenza che ha spinto gli investigatori a considerare come plausibile la pista del racket, piuttosto che quella di una manifestazione razzista. Alla fine, dopo l'intervento del Gruppo Sicurezza Pubblica ed Emergenziale della polizia di Roma Capitale, guidati dal vicecomandante del Corpo Antonio Di Maggio, cinque persone sono state identificate e denunciate per violazione della legge Mancino. Le tensioni sono iniziate quando il nucleo familiare, il padre operaio in un'azienda che monta ponteggi (reddito annuo di circa di 12mila euro), madre disoccupata e tre bambini rispettivamente di 7, 4 e 1 anno, accompagnati da personale dell'Ater, si sono improvvisamente visti accerchiati da un gruppo di abitanti del complesso di palazzine popolari. Oltre ad impedirne l'ingresso, i residenti hanno anche iniziato a inveire contro gli immigrati: «Tornate a casa con i vostri gommoni», «Non vogliamo i negri» , «Qui ci dovete mettere solo italiani». A quel punto la famiglia, impaurita, è scoppiata in lacrime e ha deciso di rinunciare all'appartamento allontanandosi dal quartiere. Nel frattempo sono intervenute le forze dell'ordine che hanno denunciato cinque persone.Il sospetto della polizia municipale, però, è che dietro la motivazione razzista possa nascondersi il business delle occupazioni abusive, oltre a quello dello spaccio di droga che a San Basilio trova una delle principali piazze. Anche per questo motivo i vigili avrebbero voluto forzare il blocco per consentire alla famiglia di entrare nel palazzo. La coppia con i due bambini, però, non ha voluto che ciò accadesse e ha preferito rinunciare all'assegnazione. «Abbiamo paura - avrebbero detto agli agenti - non vogliamo vivere in un quartiere che non ci vuole». Singolare, inoltre, il silenzio dei gruppi legati ai Movimenti per il diritto all'abitare. Sui social network, infatti, non è stato postato alcun commento di condanna per quanto accaduto. Episodi del genere, infatti, quando si sono verificati in altre città italiane sono stati sempre apostrofati come espressioni del “razzismo” e del “fascismo imperante”. A gestire il racket delle occupazioni abusive, infatti, una rete di movimenti per il diritto all'abitare che pescano nel disagio e nella povertà per offrire alloggi ai disperati. A Roma sono un centinaio le occupazioni abusive in mano ai Movimenti per il diritto all'abitare e centri sociali. Nonostante alcuni sgomberi importanti portati a termine dalle forze dell'ordine, la situazione rimane allarmante. Moltissime anche le case Ater occupate da inquilini irregolari e decine di edifici in ostaggio. Roma, infatti, è la città con uno dei più alti tassi di occupazioni abusive in Italia. Un vero e proprio patrimonio immobiliare fuori controllo che, in alcuni casi, è anche usato per sistemare centinaia di immigrati costretti a pagare il “pizzo” ai movimenti per evitare lo “sfratto”.

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