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Aiutare i migranti a superare il trauma dell'esodo

Maurizio Gallo
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Disagi psicologici e fisici. Ma strettamente collegati tra loro, perché provocati tutti dal trauma delle loro esistenze violate, dall'abbandono delle loro case e delle loro abitudini, del lavoro e della scuola, degli amici e dei parenti. Dal trasferimento brutale a cui sono costretti per sfuggire a guerre, persecuzioni, dittature e fame per approdare in Paesi che spesso non li vogliono, li respingono, li discriminano. La gran massa di profughi in movimento dall'Africa all'Europa porta con sè una serie di problemi. I più frequenti sono disturbi dell'apparato digestivo e respiratorio, insonnia e un profondo senso di colpa rispetto ai cari che hanno lasciato in patria in condizioni disperate. È fondamentale, quindi, soprattutto in vista di una loro futura integrazione nel Paese ospite, aiutarli a ricostruire la loro storia, il senso del loro viaggio. È indispensabile accompagnarli nel difficile cammino del riconoscimento di una nuova vita nella terra «adottiva», supportarli nel tentativo di trovare opportunità e a uscire dal ruolo di vittime, tenendo però vive le loro radici culturali. È questo il senso del convegno «Attraverso i confini: inconscio, alterità, individuazione», organizzato dal «Centro Italiano di psicologia Analitica (Cipa) C. G. Jung» presieduto da Marco Garzonio, e patrocinato dal Consiglio nazionale dell'Ordine degli psicologi. Cominciato venerdì, l'incontro presieduto da Antonella Adorisio si è svolto nel Residence Ripetta, a Roma e chiuderà i battenti domani. All'incontro hanno preso parte, tra gli altri, Luigi Zoja, psicoanalista di fama mondiale. Ospite d'onore lo scrittore e giornalista Davide Camarrone, che porterà una sua riflessione sull'esperienza a Lampedusa, tratta dal suo libro «Lampaduza».

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