IL DELITTO VARANI
Delitto Varani, il memoriale choc di Marco Prato
«Buttate il mio telefono e distruggetelo insieme ai due computer. Nascondono i miei lati brutti». È una delle richieste che Marco Prato mette nero su bianco su un biglietto «Volontà x Mamma e Papà», scritto nella stanza dell’Hotel di piazza Bologna, dove si è rifugiato dopo l’omicidio di Luca Varani. E dove ha abusato di farmaci, al punto da far pensare a un tentativo di suicidio. «METTETE "CIAO AMORE CIAO"» «Alle 5,30/6 del 5 marzo - racconta ai carabinieri C. Z., portiere dell’albergo, il 29 marzo - Marco Prato scendeva alla reception e mi chiedeva una penna e allora gli ho dato una bic». Con quella, in uno stampatello incerto, ha scritto una sorta di testamento diviso in 11 punti. Come rivolgendosi a una platea, si è preoccupato di fare «sempre feste. Sentitevi Dalida (la sua cantante preferita ndr) ogni tanto». Dopo il nome della sua «musa» ha disegnato una faccina che ride, quasi dimenticando cosa fatto poche ore prima. Subito dopo ha scritto: «Mettete "Ciao amore ciao" (uno dei singoli più conosciuti della cantante ndr) quando avete finito la festa per me (forse riferendosi al suo funerale ndr). Ricordatevi tutti assieme i miei sorrisi più belli». IL PENSIERO PER GLI AMICI «Occupatevi di Silvana e Loredana, che mi hanno cresciuto insieme a voi» continua, riservando l’ultimo punto - e anche il più lungo - a Manuela (...) (la sua psicologa ndr), la mia «Psycho». È stata l’unica luce che mi ha permesso di tenermi in vita in questi anni. Vi prego (sottolinea tre volte ndr) statele vicino perché lei è una delle poche persone che mi ha regalato degli anni equilibrati». Per la dottoressa che lo seguiva, Marco Prato si era anche fatto tatuare una corona sulla spalla, ha poi raccontato l’amica R.P. ai carabinieri. «Secondo lui lo aveva aiutato molto - spiega la ragazza il 13 marzo - dando una svolta positiva alla sua vita». «FATE FESTA PER IL MIO FUNERALE» È la prima richiesta appuntata dal pr: «Anche se vorrei cerimonia laica - precisa - fiori, canzoni di Dalida, bei ricordi (incalza, sottolineando più volte l’aggettivo "bei" ndr). Una festa, dovete divertirvi!!!». «Organizzate sempre, una volta a settimana/mese, cena o pranzo con tutti i miei veri amici e amiche che ho amato tanto (...)». LASCIATEMI LO SMALTO SULLE UNGHIE «Chiama... (per la prima volta scrive rivolgendosi a una sola persona ndr) il centro di capelli a piazza Mazzini, per rigenerarmi la chioma prima di cremarmi. Mettetemi la cravatta rossa, donate i miei organi, lasciatemi lo smalto alle mani. Mi sarei sempre divertito di più a essere una donna!». «NON INDAGATE SUI MIEI RISVOLTI TORBIDI» Non un pensiero esplicito al delitto. Piuttosto l’invito a non indagare sui risvolti torbidi della sua vita. «Non sono belli». E poi. «Tenete alto il mio nome e ricordo, nonostante quel che si dica». All’undicesimo e ultimo punto l’ennesima raccomandazione per la sua reputazione. «Scrivete sui social che ci sarà una festa. Poi tentate di chiuderli senza intromissioni o indagini» conclude, scrivendo: «Vi amo!». Infine un pensiero per i genitori e, alla fine, quasi implora: «Perdonatemi, non riesco. Sono stanco e una persona orribile. Ricordate solo il bello di me». NEL TELEFONO BAMBINI NUDI I carabinieri hanno trovato sul cellulare di Prato «due video palesemente pedopornografici». Fra le quasi 20mila immagini anche foto «pornografiche». Oltre 300 invece i file audio e video fra cui «117 dal contenuto pornografico», «4 sadomaso» di cui «uno con una donna legata». I filmati sarebbero stati fatti vedere a Manuel Foffo. «Un bambino nudo...poi mi ha fatto vedere due stupri. Poi non ce l’ho fatta più a vederlo». Sono le parole, pronunciate dal proprietario dell’appartamento coindagato per l’omicidio di Luca Varani, intercettate tra le mura di Regina Coeli. Nelle parole del 29enne il disgusto per quei contenuti scabrosi. Nei colloqui con i familiari in carcere, risalenti al 18 maggio, scorso i dettagli. Foffo avrebbe ricordato di quella donna «stuprata» che sarebbe stato costretto a guardare dal pr.