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I numeri choc di Ama e Atac

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La Fondazione Einaudi presenta il dossier sulle due municipalizzate di Roma. Nei trasporti 1,3 miliardi di debito e 600mila corse soppresse. Rifiuti nel caos

Vincenzo Bisbiglia
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Cronaca di due aziende «fallite». O comunque non in grado di svolgere livelli dignitosi di servizio pubblico. I dati esposti dalla Fondazione Luigi Einaudi in collaborazione con La Marianna sono a dir poco disastrosi e rappresentano una fotografia raccapricciante delle condizioni in cui i romani sono costretti a «subire» il trasporto pubblico e la raccolta dei rifiuti. In particolare è l'Atac, l'azienda capitolina che muove autobus, metropolitane e tram, a presentare una situazione probabilmente irrecuperabile, con i chilometri percorsi e i ricavi da bigliettazione che diminuiscono ogni anno a fronte di costi sempre maggiori per il personale e per gli interessi bancari; il tutto condito da un'esposizione debitoria pari a 1,3 miliardi di euro che non lascia alcun margine di manovra o speranza per il futuro. Nel 2015 l'età media delle vetture è salita a 12 anni, mentre Atac e Roma Tpl hanno percorso insieme «appena» 179 milioni di km/vettura, ovvero il 6,2% in meno rispetto al 2014, con una differenza negativa tra il servizio programmato ed effettuato che raggiunge quota 6,6%. Devastante il dato delle corse soppresse: ben 635.445, ovvero il 22% in meno rispetto 2014; le soppressioni delle corse di superficie per il 53,2% sono da ricondurre a guasti alle vetture, mentre il 51% delle soppressioni in metropolitana sarebbero riferibili alla mancanza di personale. Il tutto, ovviamente, crea una sfiducia generalizzata nel trasporto pubblico locale da parte dei cittadini, che hanno acquistato nel 2014 la bellezza di 6.600.000 biglietti in meno, per un mancato incasso che, conti alla mano, sfiora i 10 milioni di euro. «Considerato che la sindaca Virginia Raggi è stata consigliere comunale dal 2013 al 2015 – ha spiegato Primo Mastrantoni, segretario Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e consumatori) – e quindi in grado di conoscere la situazione, appare difficile sostenere che l'Atac sia il "fiore all'occhiello di Roma". Evidentemente di marziani in Consiglio comunale ce n'erano diversi». Altrettanto devastante è il paragone fra il trasporto a Roma e quello delle altre città europee. Secondo i dati presentati dal professor Francesco Filippi, ordinario di Trasporti e Logistica presso l'Università La Sapienza, nel Regno Unito bastano 0,80 euro per km di contributi pubblici, in Germania 0,90, in Spagna 1,70 euro, in Francia 2,20 euro e in Italia ben 2,40 euro, anche se poi l'Atac raggiungerebbe – sempre secondo i dati forniti – quota 7,40 euro a chilometro. Anche Ama, la società capitolina per la raccolta dei rifiuti, non ride. «A Roma – fa sapere Beniamino Bonardi, di L'Astrolabio Amici della Terra – la raccolta differenziata è pari al 42% e solo il 10% dell'umido viene trattato nel territorio metropolitano, a Maccarese. Il restante 90% viene inviato in impianti di compostaggio in Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia e Friuli, a Pordenone, a 650 km di distanza. Poi ci sono i rifiuti in deferenziati che finiscono in 62 siti diversi dislocati in 10 regione italiane e in 3 paesi esteri, cioè Bulgaria, Romania e Portogallo. A questi, da dicembre, si aggiungerà la Germania». Insomma, «bisogna portare i libri in tribunale e indire gare europee», secondo Giovanni Negri, promotore de La Marianna, e Simone Santucci, della Fondazione Einaudi.

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