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Cara Virginia Raggi frigoriferi e lavatrici in strada ci sono sempre stati

Vincenzo Bisbiglia
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Elettrodomestici gettati in strada, materassi lasciati vicino ai cassonetti. Divani, mobili, reti del letto lasciati in strada. Basta dare un'occhiata al sito «giornalismo spazzatura». C'è gente che abbandona di tutto sui marciapiedi. Da sempre. Una volta qualcuno ha postato su Facebook la foto di un'intera collezione di dischi anni '70 in vinile abbandonata a terra vicino a un cassonetto a viale Libia, facendo indignare il web. Era il 2012. Altro che «complotto di capitan Findus»: semplice inciviltà. Da parte dei romani, in generale, di chi si improvvisa «svuota cantine», in particolare, che poi sono gli stessi che invece di smaltire legalmente (e gratuitamente) la mobilia conferendola all'isola ecologica più vicina, mollano tutto per strada e tanti saluti. Insomma, quando Virginia Raggi – ieri spalleggiata dall'assessore all'Ambiente, Paola Muraro – sembra quasi gridare al complotto affermando su Repubblica di «non avere mai visto tanti rifiuti pesanti abbandonati per strada» e dichiarando che «mi sembra strano», forse non ricorda quello che accadeva negli anni passati. PIGNAFLEX Di esempi se ne contano a centinaia e risalgono ai tempi in cui si approfittava del Capodanno per liberarsi dei vecchi elettrodomestici. Altri tempi. Tanto per non andare troppo indietro con la memoria, risale al 2014 la denuncia del comitato di quartiere Tor Pignattara che rilevò un aumento improvviso dei materassi lasciati ai lati dei cassonetti in tutto il quadrante che va da via Casilina a via Tuscolana. Addirittura il caso fu ribattezzato «Torpignaflex», fenomeno che poi si scoprì piuttosto diffuso: la valanga di lamentele spinse il comitato a creare un'apposita e-mail a cui inviare le segnalazioni da inoltrare poi ad Ama, con «cartoline» di finti salotti che arrivavano da zone come Garbatella, Appio Latino, Cinecittà, Selva Candida e Tufello. Il Pics, gruppo decoro della Polizia Locale, arrivò a ipotizzare un riciclo illegale dei rifiuti ingombranti che coinvolgeva anche i «soliti» rom. Insomma, non era di certo un «complotto» politico ma al massimo un business sotterraneo. DISCARICHE DI PERIFERIA  Sempre nel 2014, una nostra inchiesta individuò la bellezza di 44 discariche abusive posizionate in città, soprattutto in periferia dove ci sono strade isolate e dove la sera gli scarichi avvengono con maggiore facilità e lontano da occhi indiscreti. Così, in via della Riserva Nuova, in zona Giardinetti, c'è un'intera strada dove oltre a rifiuti normali incendiati ci sono anche mobili, elettrodomestici e ingombranti di casa letteralmente lasciati ad ostruire il passaggio delle auto. La stessa cosa avviene pochi chilometri più in là, in via dell'Acqua Vergine, dove un pratone accoglie decine e decine di mobili, a volte utilizzati dalle prostitute per sedersi o fare dei piccoli falò. Altre discariche vennero individuate in zona Tor di Valle, dove dovrebbe sorgere il futuro stadio dell'AsRoma. #FOSSIFRIGO Chi vive la città ormai non ha nemmeno più la forza di indignarsi. E ride – per non piangere – di fronte a chi ipotizza complotti politici o trame ordite da chissà chi per screditare questo o quel partito. Così le parole di Raggi sul «frigo-gate» ieri sono diventate virali, soprattutto su Facebook e Twitter. Uno degli hashtag di riferimento era «#fossifrigo», derivante da una nota canzone di Elio e le Storie Tese. «#fossifrigo vorrei esse buttato ar Tevere e galleggiare fino almare», scriveAcca501. Alex Iattoni invece scende nella polemica politica: «A Roma quelli del Pd li riconosci subito. Sono quelli che tengono il latte sul balcone perché hanno buttato il frigorifero».

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