CAOS CAPITALE
Bus elettrici abbandonati da 4 anni nei depositi Atac
Pulmini elettrici seminuovi, attrezzati per il trasporto disabili, abbandonati nei depositi Atac da almeno 4 anni. Mentre le liste d’attesa si allungano e il Comune spende (molti) soldi per appaltare il servizio all’esterno. Sono circa 150 i mezzi che giacciono inutilizzati dal 2012 nelle rimesse di Magliana e San Paolo. Almeno una ventina di questi sono parcheggiati all’esterno della struttura Atac di via Monti del Finocchio; altri 130 prendono polvere al chiuso del deposito di via Alessandro Severo, a pochi passi dalla Basilica di San Paolo. LO SPRECO DEGLI SPRINTER I mezzi fermi a Magliana, in particolare, sono degli Sprinter Mercedes Zev, acquistati a cavallo fra il 2004 e il 2005, a cui è poi seguita la partita dei Fiat Scudo e Doblo’ nel 2006, pagati in totale quasi 4 milioni di euro. Le vetture dovevano servire alla ex Trambus per gestire il trasporto delle persone disabili. Parliamo di utenti tetra o paraplegici, oppure con cecità totale o parziale, che hanno bisogno di essere accompagnati sul posto di lavoro oppure a svolgere le cure sanitarie giornaliere. Un servizio che il Comune di Roma sottrae ad Atac nel 2012, quando la flotta ha iniziato a ridursi a causa dell’impossibilità di sostituire le batterie, in virtù di un contenzioso fra la società capitolina e la ditta che doveva occuparsi della manutenzione – una vicenda analoga a quella dei 60 minibus fermi a Trastevere -. È inevitabile che dopo almeno 4 anni di inutilizzo, i mezzi siano stati soggetti a un logorio superiore a quello preventivabile (alcuni risultano imbrattati dai writers o danneggiati dai vandali), tanto da spingere Atac a ipotizzare a breve «una dismissione tramite manifestazione pubblica». Un’ipotesi che fa saltare sulla sedia i vertici del sindacato Faisa Confail: «È assurdo che delle vetture usate appena 5-6 anni non possano essere rigenerate e siano state lasciate per tutto questo tempo alla mercé di vandali e intemperie – affermano Claudio De Francesco e Alessandro Neri, rispettivamente segretario e suo vice – Atac per lo meno si impegni a presentare un progetto di revamping». IL BUSINESS DEI DISABILI Per comprendere bene la vicenda, bisogna tornare al dicembre 2012. A cavallo delle festività natalizie, il Dipartimento Politiche Sociali avvia «una indagine di mercato finalizzata all’affidamento del servizio di trasporto per persone disabili». A vincere è la società specializzata Meditral, alla quale «all’origine venivano corrisposti 366.000 euro al mese (4,3 milioni l’anno, ndr) più 180.000 euro di supporto tecnico, arrivando a costare il doppio del normale servizio taxi», ricorda Francesca Danese, ex assessore ai tempi di Ignazio Marino. Fu lo stesso assessore a far approvare in extremis, a fine ottobre 2015, una delibera che riordinava il settore: il risultato fu l’assegnazione del servizio a un’altra società esterna, la Tundo, per 108.550 euro al mese (1,3 milioni l’anno), il supporto del RadioTaxi e il trasferimento delle pratiche dal Dipartimento Sociale a quello Mobilità. LISTA INFINITA Il problema tuttavia resta. Elaborando i dati forniti da Roma Servizi per la Mobilità, si evince che il servizio viene svolto attualmente in favore di 1.023 persone. Di questi, tuttavia solo 266 vengono servite dalla ditta esterna, mentre in 753 utilizzano il servizio individuale attraverso radio taxi (in 4 hanno un servizio autogestito). In perenne lista da attesa, invece, risultano la bellezza di 1.260 persone. E pensare che rimettere in sesto gli «Sprinter» permetterebbe di abbattere questa lista almeno del 30-35%.