Roma, slitta ancora l'apertura della Metro C a San Giovanni
L'apertura della stazione San Giovanni della metro C slitta ancora. Di ben 6 mesi rispetto all'ultimo annuncio che dava i treni per la Basilica funzionanti entro marzo-aprile del 2017. Bisognerà aspettare «l'autunno», che – dovendo prenderla alla lettera – dura fino a fine dicembre, quando saranno stati abbondantemente superati i 10 anni dall'apertura del cantiere e i 6 anni di ritardo sulla tabella di marcia iniziale. Cos'è successo stavolta? L'ENNESIMO INTOPPO Come al solito è iniziato il flipper delle responsabilità fra i numerosi soggetti coinvolti nella costruzione dell'opera. Secondo fonti del Campidoglio, ci sarebbe un mix di coincidenze. In primo luogo, si ipotizza un ritardo sulle autorizzazioni all'allestimento della «stazione archeologica», progetto presentato a fine 2015 e realizzato in collaborazione con la Soprintendenza per l'Area Archeologica di Roma per la valorizzazione dei ritrovamenti avvenuti durante la realizzazione del cantiere; inoltre, si starebbe aspettando ancora l'autorizzazione del Genio Civile per la realizzazione del passaggio che dovrebbe collegare la fermata metro C con quella adiacente della linea A, aggiunto in un secondo momento con la tanto contestata «variante 46». «Abbiamo individuato una serie di criticità che ci impegniamo a gestire e cercheremo di risolvere il prima possibile – ha spiegato l'assessore alla Mobilità, Linda Meleo - Criticità che riguardano anche la comunicazione tra i soggetti coinvolti nella realizzazione dell'infrastruttura che ora devono essere una volta per tutte risolte». Sul tema è intervenuto anche il Soprintendente, Francesco Prosperetti. «La Soprintendenza ha già da tempo dato tutte le autorizzazioni riguardanti la tutela. La Stazione San Giovanni nella sua configurazione strutturale è ormai pronta. La realizzazione del progetto è stata completamente demandata a Roma Metropolitane e Consorzio Metro C». A questi fattori, va aggiunto il collaudo (in gergo pre-esercizio) che Atac dovrà effettuare sul breve tragitto Lodi-San Giovanni, con rimodulazione dell'orario (la frequenza passa da 6 a 7 minuti per Alessandrino e da 12 a 14 minuti per Pantano): la variazione e' necessaria perché lo scambio per l'inversione di marcia dei treni previsto sotto via Sannio è stato compreso in un altro lotto funzionale dei lavori. LA FERMATA PIÙ TORMENTATA San Giovanni è da sempre il simbolo negativo del protrarsi ad libitum dei lavori per la costruzione della terza linea capitolina. I muri gialli che dal 2007 delimitano il cantiere hanno portato scompiglio nel quartiere, mandando in bancarotta decine di commercianti. L'ultimo atto ufficiale riguardante i rapporti fra la parte pubblica (Comune e Roma Metropolitane) e privata (Consorzio Metro C), il contestato atto attuativo firmato il 9 settembre 2013 – su cui indagano di Procura di Roma, Corte dei Conti ed Anac - imponeva la consegna della stazione entro il 30 giugno 2015; il mancato rispetto del «termine perentorio», come lo definì Ignazio Marino, prevedeva da parte dei costruttori il pagamento di penali pari a 33.178,50 euro al giorno o 995.000 euro al mese. Su questo fronte, tuttavia, si è aperto l'ennesimo contenzioso fra le parti, con il Consorzio reclama l'assenza di responsabilità su parte dei ritardi e un anno fa ha presentato al Tribunale Civile una richiesta di ingiunzione per Roma Metropolitane di circa 380 milioni di euro, di cui poco più della metà riferibili a pagamenti ritardati. Non solo. Proprio la «variante non variante» archeologica di fine 2015 e l'approvazione variante 46 potrebbero rappresentare fattori su cui il Consorzio potrebbe lavorare per rigettare le penali eventualmente applicate dal Comune. Tra le disavventure di questa fermata, inoltre, la durata record dello scavo, ben 29 mesi dal giugno 2011 all'ottobre 2013: in questo arco di tempo i lavori sono stati fermi ben 5 mesi per permettere agli archeologi di lavorare sul rinvenimento di una grande vasca (60 x 40 metri) di epoca romana. FATTORE CONTRATTO Durante la presentazione del libro «Mobilità Integrata per il bene comune», che vede fra gli autori il dirigente di Roma Servizi per la Mobilità, Enrico Sciarra, il presidente della Commissione capitolina Enrico Stefano ha rivelato che «stiamo riflettendo se sciogliere il contratto con il Consorzio Metro C alla data concordata del 31 dicembre 2016». Una presa di posizione «che rappresenterebbe dei pro e dei contro», ma che non precluderebbe «l'arrivo dell'opera alla stazione Colosseo-Fori Imperiali». Presto poi potrebbe aprirsi un nuovo contenzioso. Roma Servizio per la Mobilità sta calcolando, attraverso un robot che analizza lo stato dei binari, i fattori che determinano l'erosione anticipata e ingiustificata delle ruote e degli armamenti della linea C – per un aggravio di costi di 12 milioni di euro in due anni – Se la relazione di parte rispetterà quanto trapela dagli ambienti di Atac, il Campidoglio potrebbe chiedere al Consorzio Metro C di sostituire a sue spese interi tratti di binari, fra cui il contestato deviatoio di Malatesta, il cui raggio di curvatura sarebbe alla base di gran parte dell'usura registrata sulle ruote.