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Caso scontrini, la rivincita di Marino: adesso il "marziano" si prepara alle Regionali

L'ex sindaco Ignazio Marino festeggia l'assoluzione

Susanna Novelli
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L'ultima conferenza stampa Ignazio Marino l'aveva tenuta per la presentazione del suo libro sugli scandali di Roma Capitale. Una sorta di riscatto in cui descriveva le pressioni del partito che, alla fine, lo aveva «cacciato» con le dimissioni dei consiglieri di maggioranza, dal Campidoglio, scrivendo una pagina senza precedenti. E consegnando la città ai 5 Stelle di Virginia Raggi e Beppe Grillo. Ieri l'assoluzione, a sorpresa, «con formula pienissima» dalle accuse di peculato e truffa in relazione alla vicenda della spese effettuate con la carta di credito del Comune. È la rivincita del chirurgo dem che mette a paro mesi di silenzio in una conferenza fiume. E cominciare, questo sì, un processo politico a chi nonostante i clamorosi insuccessi del Pd romano è ancora saldo al suo posto. «Sono felice. Me l'aspettavo pienamente perché sapevo di essere innocente - commenta Marino - ringrazio la giustizia perché di fronte ad accuse infamanti e anche a comportamenti della politica e dei media davvero molto pesanti da tollerare, per un anno, la giustizia ha ristabilito la verità. Adesso, ci sarà nei giorni e nei mesi che verranno la necessità di interrogarsi sulle responsabilita che alcuni uomini e alcune donne della politica hanno avuto in questa vicenda». Affonda il chirurgo dem, forte di un'assoluzione destinata a riaprire una ferita tutta interna al Partito democratico ancora ben lungi dall'essere sanata. «Un anno fa la democrazia è stata lesa, la verità negata e centinaia di romani e romane violentati da un piccolo gruppo dirigente - incalza ancora l'ex sindaco - che si è rifugiato nello studio di un notaio anziché presentarsi in aula e dire perché aveva o non aveva fiducia nel loro sindaco, come avviene nei paesi che la democrazia ce l'hanno». Due le persone nel mirino «che dovrebbero chiedere scusa», non le nomina mai ma il riferimento al premier, e segretario del Pd, Matteo Renzi e al commissario romano dei dem, Matteo Orfini è lampante. «Qualcuno adesso dovrebbe guardarsi allo specchio e chiedersi se ha veramente la statura dello statista. Le scuse di qualcuno - affonda Marino - che ha fatto un'offesa, e non parlo del premier o dell'illuminato commissario del Pd, richiedono capacità di analisi ed onestà intellettuale ed è in base a questo che una persona decide se scusarsi oppure no». In piazza i «supporter», gli stessi che giusto un anno fa invasero il Campidoglio affinché il sindaco restasse alla guida della Capitale. Matteo Orfini replica alle accuse ricordando che «la sfiducia a Marino non è stata data per gli scontrini ma per manifesta incapacità a governare». Una guerra, quella tra il chirurgo dem e il Pd di Renzi destinata a vivere nuove battaglie. «Sento il dovere morale, con le mie capacità di studio, analisi, e la mia capacità di coinvolgimento di tante persone, di continuare a impegnarmi per il mio paese e la mia città», ha detto Marino. Esultano gli esponenti Sel, dal vicepresidente della Regione, Massimiliano Smeriglio ai responsabili romani, Paolo Cento e Gianluca Peciola. Gli unici, in quei giorni bui della politica romana, a restare al fianco dell'ex sindaco. Lo avevamo scritto poco meno di un anno fa che su Marino «non si escludeva il ritorno». E così sarà. Anzi così è già da ieri. Il «marziano» di Genova, innamorato degli Stati Uniti, scenderà nuovamente in campo con i suoi supporter, con una sinistra devastata dalla scelta renziana di smantellare l'alleanza storica su Roma e nel Lazio e con tutti i dem, oggi riabilitati da una giustizia che grida vendetta, pronti a rimettersi in gioco e riprendere quel terreno sottrattogli forse con troppa fretta dai "rottamatori" renziani. La prossima sfida è quella delle regionali tra un anno e mezzo. Molto, molto probabilmente tra i candidati alla guida del Lazio vederemo proprio Ignazio Marino.

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