Le mani della mafia sul gioco d'azzardo
Roma «capitale» del gioco d'azzardo. È quanto emerge dal rapporto «Mammamafia» realizzato dall'associazione «Terrelibere» e «daSud» di cui si è discusso ieri mattina presso l'Istituto Ambrosoli di...
Roma «capitale» del gioco d'azzardo. È quanto emerge dal rapporto «Mammamafia» realizzato dall'associazione «Terrelibere» e «daSud» di cui si è discusso ieri mattina presso l'Istituto Ambrosoli di Roma alla presenza dell'Assessore a Roma Produttiva, Marta Leonori. Roma si conferma capitale del gioco con 718 sale slot censite dagli Open data del Comune a giugno 2013, per un totale di oltre 50mila tra videopoker e slot-machine, comprese le 900 postazioni di gioco della sala di Re di Roma, una delle più grandi d'Europa. Una città che tende ad attrarre anche i clan che, spiega la relazione 2013 della Direzione nazionale antimafia (Dna), «hanno anche sviluppato adeguate professionalità specializzando, per così dire, alcuni affiliati» e stretto alleanze con imprenditori che hanno fiutato le potenzialità del business. Rilevante poi il dato che riguarda la spesa pro-capite per il gioco nella Capitale, passata dai 500 euro del 2004 ai 1.200 euro nel 2011. Per avere un'idea della dimensione del fenomeno, rileva il rapporto, «è sufficiente considerare che a Roma vi sono più di mille circoli e ogni macchina di video-poker incassa circa 2-3mila euro al giorno». Per contrastare questo fenomeno, «'c'è una delibera a firma del consigliere Claudio Nanni, ora al vaglio delle commissioni, che prevede delle limitazioni geografiche sul posizionamento delle slot-machine e videopoker» che secondo quanto prevede la delibera «devono trovarsi ad una certa distanza dalle scuole», ha spiegato l'assessore. La delibera prevede anche l'obbligo per i gestori di affiggere all'interno del locale messaggi ed insegne che dissuadano dal gioco. Vietata, inoltre, ogni tipo di pubblicità dell'attività all'esterno del locale.