Sigilli ai ristoranti della 'ndrangheta
Sequestrati Er Faciolaro e La Rotonda. Blitz della Dia a due passi dal Pantheon
L'ombra della 'ndrangheta si allunga sul centro storico di Roma, a due passi dal Pantheon. Un arresto, otto indagati, sequestrati due ristoranti in via dei Pastini e un negozio di giocattoli e souvenir in via della Rotonda, per un valore complessivo di circa 10 milioni di euro. Secondo le indagini, beni che i redditi dei titolari da soli non potrebbero giustificare il possesso che invece sarebbe stato mascherato dietro una rete di prestanomi. Ieri hanno fatto un colpaccio gli uomini della Direzione investigativa antimafia (Dia) della Capitale. Coordinati dalla Direzione distrettuale capitolina, gli investigatori del colonnello Renato Chicoli hanno chiesto e ottenuto dal gip Gaspare Sturzo il provvedimento di custodia cautelare e il decreto di sequestro preventivo dei locali. Agli arresti domiciliari è finito Salvatore Lania, 47 anni, imprenditore calabrese di Seminara (Reggio Calabria), ritenuto responsabile, in concorso con altri, del delitto di intestazione fittizia di beni. I sigilli, invece, sono stati apposti al ristorante "Er Faciolaro" e "La Rotonda", entrambi noti ristoranti nella centrale via dei Pastini, dietro il Pantheon. E alla rivendita di souvenir, articoli per l'arredo e soprammobili "Mi&Chi", in via della Rotonda, alle spalle dello storico tempio. A Lania gli investigatori della Dia sono arrivati partendo dal sequestro nel luglio 2009 dello storico Caffè di via Veneto. Nelle intercettazioni allora messe a verbale dai carabinieri del Ros e Guardia di finanza, il nome dell'imprenditore calabrese era uscito fuori per un presunto traffico di merce contraffatta. Roba lavorata in Cina e Vietnam, sbarcata in Calabria, al porto di Gioia Tauro, stoccata a Roma e poi spedita nella Repubblica Ceca. Nel luglio scorso il Tribunale di Roma ha assolto Salvatore Lania. L'attenzione per il calabrese però è rimasta. Da via Veneto si è preso spunto per mettere sotto i riflettori le amicizie di Lania, i suoi contatti con Vincenzo Alvaro, conterraneo accusato di essere dietro al mega riciclaggio che avrebbe portato l'ex barbiere Damiano Villari, altro calabrese, a diventare proprietario del Cafè de Paris. Secondo la Dia, l'imprenditore calabrese arriva a Roma nel '99. «Il reddito dichiarato - scrive nell'ordinanza il gip Sturzo - nel 2008 era zero, nel 2009 di 82 euro, nel 2010 e 2011 era zero». Eppure, questi sono gli anni in cui Lania ha cominciato la sua scalata. Il ristorante "Er Faciolaro" comprato per 300 mila euro, le mura per oltre due milioni, l'altro ristorante "La Rotonda" già acquistato dai cinesi nel 2004. E ancora il Mi&Chi. Scrive sempre il Gip: Salvatore Lania «nell'aprile 2012 attribuiva fittiziamente a Carmela Lania (sua sorella, ndr.), Leo Versace (cognato del fratello, ndr.) e Gianfranco Romeo (ritenuto socio occulto di Lania, ndr.) titolarità e gestione della società "Ristorante Pizzeria Faciolaro. Nel settembre 2013, attribuiva fittiziamente" a un egiziano e un'ucraina "titolarità e gestione della Suriaca srl e del ristorante Er Faciolaro. Mentre a sua moglie Marilena Tersigni va il "Mi&Chi». Una storia che ora passa al vaglio del giudice.
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