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Blindate le centrali elettriche di Roma

Centrale

Con un'informativa dell'antiterrorismo è stata disposta la massima allerta. Sotto controllo 9 infrastrutture. Un attentato lascerebbeal buio la città. LEGGI ANCHE: Il Viminale caccerà 12 Imam

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Il terrorismo jihadista mira alle centrali elettriche di Roma e provincia. Così come fecero i separatisti islamici ceceni 5 anni fa, quando distrussero una centrale elettrica siberiana con una granata anticarro, gli integralisti puntano a togliere il rifornimento di energia alla Città eterna. Un necessario presupposto, forse, per un successivo attacco. È quanto trapela da un'informativa dell'antiterrorismo che, da 4 giorni, ha disposto la sensibilizzazione dei servizi di controllo in prossimità delle principali infrastrutture della fornitura di energia della Terna spa, il primo operatore in Europa e il sesto al mondo per chilometri di linee elettriche gestiti. A polizia e carabinieri una divisione dei compiti di vigilanza a seconda dei territori di competenza: spetterà agli agenti, in particolare, l'osservazione e il controllo della centrale in via Laurentina, di quella in via di Valle Bruciata e di quella in via Tirso, a Civitavecchia. Le due stazioni di Roma Sud e Roma Ovest già in passato subirono due incendi: la prima il 16 gennaio di un anno fa, quando per «cause ignote» fiamme alte dieci metri avvolsero uno dei trasformatori principali da 380mila Volt. L'altra nel 2005: allora le origini del violento rogo furono attribuite a un fulmine, caduto proprio su un trasformatore. Ai militari dell'Arma spetta invece presidiare la centrale di Roma Nord, in via della Marcigliana: compito facilitato, questo, da sedici telecamere di videosorveglianza che la stessa società Terna fece installare nel 2012 per contrastare il degrado nelle vicinanze. Sorvegliate anche la stazione elettrica di Roma Est, nel Comune di Gallicano del Lazio, la centrale di Valmontone e il centro nazionale di controllo in via Palmiano. A poliziotti e carabinieri spetterà il compito di effettuare passaggi frequenti e soste prolungate sul posto, prestando particolare attenzione a persone sospette. Il rischio è alto e l'allerta è stata trasmessa a tutti i principali presidi delle forze dell'ordine. Non sarebbe la prima volta, d'altronde, che gli attentatori prendano di mira le centrali elettriche. Oltre alla granata lanciata contro la stazione russa dai ribelli ceceni che rivendicarono subito il disastro, è sufficiente andare indietro nel tempo di quattro mesi per ritrovare la forte esplosione che il 30 settembre scorso colpì il gasdotto principale che rifornisce la centrale elettrica di Damasco. La deflagrazione avvenne nella zona di Qalamun, vicino al confine con il Libano, dove esplosero anche i depositi di gas vicini alla centrale. L'attentato, come riferì l'emittente araba «al Jazeera», l'esplosione provocò l'interruzione dell'erogazione dell'energia elettrica a Damasco e in diverse altre zone della provincia. Nel 2010 poi un commando terroristico composto da almeno 4 persone attaccò una centrale idroelettrica a Baksan, nella repubblica di Kabardino-Balkaria, nel Caucaso settentrionale, uccidendo due guardie, e facendo esplodere tre generatori elettrici. Pochi i dubbi sul movente terroristico: Aleksandr Khloponin, rappresentante presidenziale nel distretto del Caucaso Settentrionale, imputò l'attacco all'intenzione degli estremisti islamici di destabilizzare l'area in vista delle allora prossime scadenze elettorali. Un anno dopo a Sanàa, capitale dello Yemen, un attentato compiuto da un gruppo di miliziani tribali contro la centrale elettrica di Mareb, causò un black out che oscurò gran parte del paese. La società Terna, possibile obiettivo dei terroristi e per questo già sotto stretta sorveglianza, copre la fornitura elettrica di tutta Italia con 63.500 chilometri di linee in alta tensione. Un attentato a una sola stazione della Capitale lascerebbe al buio una vasta zona di Roma per preparare la messa in scena di uno degli spettacoli più temuti: quello in nome di Allah.

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