L'INCHIESTA
Ombrellone d’oro, politici indagati
«Il sistema corruttivo strutturato all’interno degli Uffici pubblici del XIII Municipio del Comune di Roma - scrivono i magistrati della Dda capitolina nella richiesta di misura cautelare dell’operazione “The Beach” - era conosciuto e tollerato da parte di rappresentanti delle Istituzioni, quali Olive Amerigo e Vizzani Giacomo, rispettivamente assessore ai lavori pubblici il primo e Presidente del Municipio XIII di Ostia il secondo, in carica durante la precedente consiliatura». L’inchiesta che ha portato agli arresti di Armando Spada (considerato come uno dei capi mafia del litorale) e dell’ex deus ex machina dell’ufficio tecnico del XII municipio, Aldo Papalini, si allarga e nel mirino dei pm Ilaria Calò e Mario Palazzi, finiscono anche alcuni ex rappresentanti (di spessore) della politica cittadina. I due rappresentati della politica ostiense sono finiti infatti nel registro degli indagati per la gestione dissennata degli appalti pubblici, piegati fino all’inverosimile pur di gestire il denaro per i lavori da portare a termine o per garantire la gestione di un pezzetto della spiaggia. Appalti da assegnare alle aziende amiche e gare da «aggiustare» in modo da garantire un esito scontato per gli amici degli amici: sembra uno scenario ritagliato da Reggio Calabria o da Palermo e invece siamo ad Ostia, il mare della Capitale, dove tecnici e amministratori del municipio, sostengono gli inquirenti della distrettuale antimafia, facevano a gara pur di trovare la soluzione migliore nella gestione degli affari. Nel fascicolo dei magistrati romani sono finiti infatti una serie di appalti in odore di corruzione: «A tal proposito - scrivono ancora i pm - è estremamente significativa la conversazione captata in ambientale all'interno dell'ufficio Uot intercorsa tra Papalini e l'Assessore Amerigo Olive, dalla quale emergeva non solo che vertice politico municipale fosse a conoscenza dell'attività corruttiva gestita in prima persona dal Papalini ma che nelle sistematiche condotte contra ius del Direttore tecnico avessero una forma di cointeressenza, i cui contorni non sono allo stato delineati in modo chiaro, lo stesso Assessore Olive e il Presidente Vizzani». L’indagine è ancora alle prime battute ma sullo sfondo di questa storiaccia di mafia e corruzione resta la gestione del municipio di Ostia dove bisogna spremere anche gli imprenditori amici, spremerli fino a quanto è possibile visto che, come dice Papalini intercettato «non è possibile parlare con Recchia (uno degli imprenditori “amici”, ndr) perchè Recchia il prosciutto... li ha dati! che cazzo je vado a dì, mo?»: un problema reale che però non smuove più di tanto l’ex assessore ai lavori pubblici del municipio Olive, la cui unica preoccupazione è che «io lì devo sistemà il Presidente». I Carabinieri del Nucleo investigativo hanno dato esecuzione a un decreto di confisca dei beni emesso dal Tribunale, nei confronti degli eredi di Roberto Musci, assassinato a colpi di pistola il 23 gennaio 2014, all’esterno dell’abitazione dove era agli arresti domiciliari, a Casalotti. Per l’omicidio, nel luglio scorso, sempre i Carabinieri del Nucleo investigativo hanno arrestato Giancarlo Orsini, ritenuto autore materiale dell’esecuzione. Il procedimento di prevenzione a carico degli eredi di Musci era stato avviato su proposta del Nucleo investigativo di via in Selci che, lo scorso febbraio, aveva eseguito il sequestro anticipato del patrimonio del defunto, provvedimento emesso dal Tribunale di Roma, su richiesta della Procura. Il procedimento di prevenzione e la confisca si basano sull’accertata pericolosità sociale del defunto Musci e sul fatto che egli, sebbene in vita non svolgesse alcuna attività lavorativa, in realtà disponeva di beni immobili, mobili e denaro contante del tutto sproporzionati rispetto al reddito percepito e dichiarato al fisco dal predetto e dalle persone rientranti nel suo nucleo familiare, tanto da far ritenere che tali beni costituissero il provento o il reimpiego di attività delittuose. La confisca dei beni eseguita ieri nei confronti degli eredi di Musci ha colpito la villetta dove l’uomo risiedeva, 57mila euro in contanti occultati in alcune intercapedini, nonché vari oggetti preziosi, il tutto per un valore complessivo stimato di circa 500.000 euro. RETTIFICA EX ART. 8 LEGGE 47/48, COSÌ COME MODIFICATO DALL'ART. 42 LEGGE 416/1981 "Io sottoscritto dott. Giacomo Vizzani, dichiaro, in relazione all'articolo de Il Tempo dal titolo "Ombrellone d'oro, politici indagati" che quanto a me riferito è assolutamente falso. Non solo non sono mai stato inquisito e mai iscritto nel registro degli indagati in detto procedimento, come già documentato nelle competenti sedi, ma ho sempre collaborato con l'Autorità Giudiziaria tanto che è proprio da un mio esposto, successivamente ratificato in dato 7 settembre 2012 presso il Comando dei Carabinieri della Stazione di Ostia, che si è aperta un'indagine per un tentativo di truffa milionaria ai danni del Comune di Roma Capitale, sfociata in un procedimento penale a carico anche dell'ing. Aldo Papalini che nell'articolo in questione si ipotizza falsamente esser stato addirittura mio correo o comunque da me favorito. Dott. Giacomo Vizzani"