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Gli ottanta anni del Giulio Cesare La storia raccontata attraverso un liceo

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Da oggi a domenica la festa dell'istituto. Foto, testimonianze e un film

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Ottanta anni di lezioni, di professori e di alunni, di ansie da interrogazione, di amori, di botte e di dibattiti. Un pezzo della storia di Roma e dell'Italia è passata dalle aule del Giulio Cesare, il liceo classico di corso Trieste che da oggi fino a domenica si prepara a festeggiare i suoi otto decenni di attività. Una scuola che come poche altre si identifica con il quartiere – da sempre borghesia medio-alta – fin da quando il 28 ottobre del 1936 venne inaugurata da Benito Mussolini e da Giuseppe Bottai, l'allora ministro dell'Educazione Nazionale. Già con la statua in bronzo nel cortile che riproduce quella di fronte al Foro di Cesare su via dei Fori Imperiali. Poi, nel dopoguerra, l'edificio venne usato come rifugio per le famiglie rimaste senza casa per i bombardamenti alleati su Roma e solo nel 1946 ricominciò ad essere utilizzato come istituto scolastico, il più grande di tutta Italia. Da allora in quel liceo disegnato secondo le regole dell'architettura razionalista, è passata gran parte della «meglio gioventù» di Roma, da Marco Pannella a Maurizio Costanzo, dal linguista Tullio De Mauro al nostro critico cinematografico Gian Luigi Rondi alla presentatrice Serena Dandini, dallo scrittore e regista Federico Moccia che lì ha girato alcune scene del film «Scusa se ti chiamo amore» fino ad Antonello Venditti. Che lì aveva la mamma insegnante e che al «Giulio» – perché nessuno degli ex alunni lo chiamerà mai con il nome completo – ha dedicato due canzoni. La prima, «Compagno di scuola», diventata colonna sonora dei ragazzi degli anni '70, con il «Tortuga» lo storico bar della piazza luogo d'incontro degli studenti, «dove Nietsche e Marx si davano la mano» e la seconda «Giulio Cesare», scritta a metà degli anni '80. Ma la storia del liceo è anche lo specchio di quella del Paese. Specialmente negli anni di piombo, quando davanti all'ingresso si fronteggiavano i ragazzi di estrema destra e sinistra, con gli scontri e «le botte davanti al portone». Fino all'epilogo tragico, il 28 maggio del 1980, con l'omicidio di Francesco Evangelista, «Serpico», il poliziotto che tutte le mattine, dentro una macchina civetta parcheggiata davanti al liceo, controllava l'ingresso degli studenti. In quell'attacco furono feriti anche il suo collega Giuseppe Manfreda e un altro appuntato che era proprio davanti al portone della scuola. A sparare fu un commando composto da Valerio Fioravanti, Giorgio Vale, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini. Quegli anni saranno ricordati domani con una mostra interattiva «Correva l'anno» aperta a tutti dalla mattina (11,30-14) al pomeriggio (16-19), con foto di ex studenti, filmati d'epoca, libri e testimonianze. Sempre la mattina ci sarà un convegno in aula magna sul «Futuro Prossimo», al quale parteciperanno Tullio De Mauro e l'ambasciatore italiano in Israele Francesco Maria Talò, lo scrittore e critico Arnaldo Colasanti e il chimico Luigi Campanella. «Ma anche Silvio Micali premio Turing (il Nobel dell'informatica) nel 2012 ci manderà un saluto dal Mit di Boston», annuncia la preside Micaela Ricciardi. La speranza di molti è che, a sorpresa, arrivi anche Antonello Venditti. E che magari festeggi gli 80 anni del «suo» liceo con un concerto improvvisato nel cortile come ha fatto nel 2012. Domenica è stata invece organizzata una mini maratona di cinque chilometri per le strade del quartiere Trieste, la «Corsa di Giulio», con partenza alle 8,30, alla quale seguirà un concerto in aula magna e l'assegnazione del premio «La gens più Julia» allo studente iscritto che vanta in famiglia il maggior numero di ex alunni. A chiudere la festa, alle 18, ci sarà infine la proiezione del documentario di Antonello Sarno, «Giulio Cesare - compagni di scuola», già presentato al Festival del cinema di Roma e al quale hanno partecipato 150 alunni del liceo.

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