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Cafè de Paris Dietro Villari la 'ndrangheta

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Hotel di lusso da visionare e ristoranti da 360 posti da valutare prima di un probabile acquisto; e poi appartamenti, interi stabili, e locali in centro: la frenetica attività che lega Damiano...

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Hotel di lusso da visionare e ristoranti da 360 posti da valutare prima di un probabile acquisto; e poi appartamenti, interi stabili, e locali in centro: la frenetica attività che lega Damiano Villari (passato in pochi anni da addetto alle gru del porto di Gioia Tauro a pezzo grosso dell'imprenditoria) al mondo degli affari capitolino è lunga e complessa, e si muove contemporaneamente in più direzioni diverse. Dietro Villari però, sostengono i giudici che lo hanno condannato in primo grado a 4 anni, potrebbero esserci i tentacoli della 'ndrangheta. Con questo sospetto il tribunale sta inviando gli atti in procura che dovrà investigare. Secondo quanto emerso in dibattimento il Cafè de Paris potrebbe essere solo la punta di diamante della galassia di attività riconducibili all'uomo capace di comprare un pezzo della storia di Roma, sull'unghia: scrivono i giudici che la «somma di 900 mila euro sia stata versata in un lasso di tempo molto ristretto e con provvista costituita da somme contanti fatte transitare dal conto di Damiano Villari». Le indagini hanno scoperto che l'ex operaio (che di soldi ne doveva avere a pacchi visto il tenore degli affari sul tavolo) amava pensare in grande: nel suo mirino finiscono (senza che gli affari si concretizzino) un «albergo ubicato nell'elegante quartiere Parioli per la somma di 24 milioni». Poi nel gennaio del 2008, in una conversazione intercettata tra lo stesso Villari con Giovanni Adornato, i due «parlano dell'acquisizione dell'hotel Baglioni». E ancora un casale da adibire ad agriturismo e un super attico in via Nazionale. In una telefonata del giugno dello stesso anno, Villari viene contattato da una persona che lo «informa che Gasparri di Blunauta (Ballon, nota marca romana di abbigliamento, con negozio in via del Corso) resta in attesa della sua proposta». Fino alle chiacchierate con un architetto «per l'eventuale acquisto dell'hotel Villa del Parco nei pressi della Nomentana di 30 stanze al prezzo di 13 milioni». Tanti soldi (almeno nominalmente) che potrebbero venire dal crimine organizzato anche perché Villari è sempre attento ai suoi "amici" calabresi. Così attento che se qualcosa va storto, sono gli amici più vicini (come Arcangelo De Mattia, già inquisito per associazione e riciclaggio) che dopo avere saputo dei problemi di Villari, lo chiama per suggerirgli cautela: «segui il consiglio che ti do, guardati le spalle».

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