Il nettare degli dei è in via dei Prefetti
La storica Enoteca al Parlamento
Non si vedono tutti i giorni venti casse di Ornellaia giungere in una sola enoteca, si tratta di uno di quegli eventi straordinari, che per gli appassionati è davvero da non perdere. Ci rimani ancora di più, quando scopri che sono già vendute, a comprarle un manager di prestigio che vive all'estero. Sono cose che succedono all'Enoteca al Parlamento. Sia chiaro per entrarci non bisogna avere in testa il portafoglio, ma che olimpo, che lussuria, che piacere questo luogo così costantemente sorprendente, ora per un'annata introvabile, ora per una tartina, e che tartine, che fa esplodere potente il gusto fin sotto al palato. Siamo eccessivi negli aggettivi, ma l'esperienza sensoriale e percettiva offertaci dal padrone di casa, Daniele Tagliaferro, ha riacceso sensi che pensavamo intorpiditi dal tempo. Il boom del vino ormai è un fatto consolidato e sono tanti, forse troppi, quelli che ricchi di orpelli e titoli ci fanno la morale su cosa bere e cosa no, ti ritrovi con tanta facilità a essere giudicato per quello che scegli. Per Daniele è un'altra storia, non senti mai una punta di supponenza, mai il desiderio di mostrarti il suo avere, eppure cammina sopra, nel vero senso della parola, una delle cantine più emozionanti del Paese. Cercando per ore gli aggettivi per descrivere quelle stanze che si susseguono nei sotterranei dell'Enoteca al Parlamento, ti rendi conto che di fronte alle migliaia di eccezionali vini lì raccolti, il dizionario è di sicuro carente. Daniele Tagliaferri ha una storia strana, l'enoteca era del suocero, incontrò proprio in queste sale la moglie Cinzia Achilli, richiamato dalle confezioni regalo da sempre eccellenza dell'enoteca in via dei Prefetti. Lui da sempre nel mondo dei gioielli, si accorge, forse da subito, di amare tutto di quel mondo. Dalla donna che poi diventerà sua moglie, figlia del fondatore, al vino che diventerà il suo altro grande compagno di vita: «Quella aperta da mio suocero Gianfranco Achilli nel 1977 è forse stata la prima enoteca della Capitale, nel senso che esistevano molti "vini e oli", ma nessuno aveva creato una vera e propria boutique del vino. Quando abbiamo rilevato l'attività io e mia moglie siamo andati spediti su quell'idea e abbiamo aperto il ristorante, che adesso farà il suo vero salto di qualità». Infatti, è notizia fresca che il prestigioso chef stellato Massimo Viglietti giungerà alla cucina dell'enoteca. «E come sempre manterremo la nostra politica di attenzione ai prezzi. Sia chiaro, la qualità costa e noi usiamo il meglio che si trova in circolazione, ma sui vini credo che abbiamo fatto una scelta a dir poco sorprendente: al tavolo il prezzo resta quello dello scaffale, perchè il rispetto del cliente è tutto». Di sicuro lo sa la schiera di fedelissimi che da ogni parte del globo ordinano casse di vini pregiati o di distillati, altro punto forte dell'enoteca. Ce ne sono di tutte le annate anche impensabili. Tagliaferri non conosce l'arroganza, ma chiede rispetto per i suoi sacrifici: «Ho sempre preferito investire nell'attività di famiglia anziché acquistarmi una bella auto o una barca, ma il decreto del governo sui tempi di pagamento è un'offesa al nostro lavoro, è un'intrusione nella contrattazione tra i produttori e noi, un danno non da poco che mette a rischio la qualità delle nostre attività».