Pescatori in rivolta contro i diktat europei
FIUMICINO Le norme europee mettono in ginocchio i pescatori di cannolicchi, vongole e telline tanto che ieri mattina venti armatori del compartimento di Roma si sono riuniti nella sala consiliare del Comune per chiedere un aiuto concreto. Un grido, il loro, che dovrà arrivare fino a Bruxelles, dove si sta decidendo il destino dei pescatori italiani. «Le norme europee – spiega Roberto di Biase, presidente della Cooperativa pesca di Fiumicino – ci stanno mettendo in ginocchio. Dal 2006 l’Europa ci impone di pescare ad una distanza di 600 metri dalla costa. In quel punto i nostri fondali raggiungono anche i dodici metri di profondità. Cannolicchi e vongole si pescano solo dove il fondale raggiunge appena i due metri. Diverso è in altre parti d’Europa o nell’Adriatico. Nel 2010 - spiega ancora - abbiamo ottenuto una sorta di proroga che permetteva ai pescherecci di Roma, Gaeta e Napoli di pescare entro questa distanza. Adesso la proroga è scaduta e siamo fermi dal 31 dicembre. Se non faremo qualcosa quest'anno per far modificare la legge dovremmo dire addio al nostro lavoro». «È un problema che ci sta molto a cuore - spiega Michela Califano, PD, presidente del consiglio comunale di Fiumicino - Siamo in contatto con l’europarlamentare Milana, vicepresidente della Commissione pesca al Parlamento europeo. Il prossimo 17 gennaio alle 15, Milana sarà qui a Fiumicino per cercare di trovare una soluzione che possa salvare le famiglie dei nostri pescatori». Un problema che riguarda tutto il litorale romano e non solo. Fiumicino ha 4 imbarcazioni che effettuano la pesca con draghe idrauliche. Le altre barche provengono da Anzio, Nettuno, Torvajanica e Palidoro. Nella stessa situazione si trovano anche i pescherecci di Gaeta, Venezia, Napoli e Manfredonia.