Da dj a principe delle pellicce
Arte e classe insieme da 120 anni
Quello della famiglia Bertoletti è uno di quei racconti che assomigliano alla trama di un romanzo, i suoi personaggi si intersecano lungo 120 anni di storia e quattro strepitose generazioni. La trama di questo racconto si divide tra le pellicce, prodotte dall'azienda di famiglia dal lontano 1882, e l'arte. Infatti, tutti i capitani di questa azienda simbolo del «Made in Roma» hanno avuto a che fare con le arti. Oggi Francesco Bertoletti è l'ultimo erede della famiglia e gestisce l'omonima azienda con il piglio e la passione di tutti i suoi predecessori. Essere accolti da Francesco è come entrare d'improvviso in un mondo fatto di creatività, moda, artigianato, storia e sartoria. Francesco ha un passato quantomeno rumoroso, come lui stesso racconta: «Fino a quarant'anni ho girato l'Europa suonando con lo pseudonimo di Kekko dj, poi alla fine degli anni 80 iniziai ad occuparmi della azienda di famiglia, dividendomi tra le due attività legate da un comune denominatore: la bellezza». Le parole dell'ultimo Bertoletti risuonano lente e potenti, tocca i peli morbidissimi delle sue pellicce e ne racconta proprietà e qualità, le apre e mostra interni di seta pregiata. «Queste sete sono numerate e tutto qui è prodotto interamente in Italia, meglio ancora a Roma. Con l'Associazione dei Negozi Storici di Eccellenza di Roma abbiamo dato vita a numerosi progetti, perchè il nostro obiettivo è quello di valorizzare sì le nostre attività ma sopratutto la Capitale. Del resto Roma non può essere solo i grandi marchi internazionali che possiamo trovare ovunque, ma anche quella qualità artigianale e di successo che da sempre è un vanto per la città». Francesco è un uomo colto che ha visto il mondo, la riflessione gli appartiene, la sensibilità è figlia del suo talento artistico eppure sa parlare di conti, numeri e strategie per il futuro: «Quando sono entrato in azienda abbiamo avviato un forte processo di modernizzazione, sia dal punto di vista organizzativo, terziarizzazione, digitalizzazione e comunicazione, sia dal punto di vista creativo. La pelliccia, infatti, dopo la profonda crisi di costume degli anni ottanta-novanta è tornata di moda, ma è stata svecchiata grazie a disegni più accattivanti a colorazioni più aggressive e linee eccentriche. Il vero problema è che se anche viviamo questo momento di tendenza, soffriamo terribilmente la crisi. Non credo in un futuro positivo per l'azienda Italia, il problema, infatti, non siamo noi, non è la mia attività ma tutto il sistema Paese. Uscirne sarà durissima e non so se consiglierò a mia figlia di entrare nell'azienda di famiglia, forse, quando andrò in pensione, venderemo o chiuderemo, di certo non riesco ad essere un ottimista». Eppure Francesco oltre le parole è un pozzo di progetti e idee: presto con altri membri dell'Associazione dei Negozi Storici di Eccellenza di Roma aprirà un multistore delle eccellenze romane all'estero. «Investiremo in questo progetto e non solo in quello, siamo tra le imprese storiche della camera di commercio, e abbiamo aderito all'OA (Origin Assurde). Si tratta di un protocollo che ci obbliga ad utilizzare esclusivamente animali allevati e in condizioni umane, insomma, sappiamo di non essere simpatici agli animalisti, ma di sicuro la risposta non potevano essere le pellicce sintetiche che sono solo terribili derivati del petrolio».