Villa Ada lasciata nel degrado assoluto
Decadenti transennati e dimenticati. Anche la sovrintendenza capitolina, sul suo sito informativo, pubblicizza i gioielli di villa Ada per quello che sono, con fotografie che non rendono giustizia ai monumenti ma alla realtà. Dalla chiesetta del Divino Amore al Tempio di Flora, passando per le Scuderie Reali ed il forte militare di Monte Antenne, la storia segue il filo del degrado: dai progetti di riqualificazione faraonici alla manutenzione zero il passo è stato breve, vale per gli elementi di pregio ma anche per il verde ed il parco tra i più frequentati dai romani, coi suoi alberi che guardano all’ingiù dalla nevicata di due anni fa, di cui si vedono ancora i segni soprattutto sul versante di Monte Antenne, in molti punti ancora impraticabile. Se il tema è quello della cura del luogo, si dovrebbe ripartire già dagli ingressi che si affacciano su via Salaria, un «deposito» di una montagna di rami l’altro vicino alla casa dell’ex custode, pareti scrostate e ricoperte di muffa. A fianco c’è il primo «tesoro» abbandonato, la chiesetta del Divino Amore pericolante da anni: transennata, le impalcature sorreggono la torre ma non ci sono indicazioni sullo stato dei lavori. Proseguiamo, tra fango sentieri dissestati o ricoperti di foglie e fontanelle a secco, verso il tempietto di Flora, proprio recentemente ripulito dai murales nell’ambito di un’iniziativa organizzata dalla Luiss: il quadro è migliorato, è comunque indubbio che per quell’area servirebbero interventi di riqualificazione più importanti. La fontana, ormai completamente annerita, accoglie solo muschi e foglie, ed anche la struttura che congiunge al vicino ponticello, più verde che bianca, è impercorribile vista la melma in terra. All’interno della villa, conosciuta soprattutto come residenza dei Savoia, sono allora indicative le Scuderie Reali, anche queste chiuse al pubblico e «ingabbiate” da anni in attesa di una sistemazione, e di una destinazione. Veltroni voleva trasformarle nel museo del giocattolo, progetto poi naufragato, con Alemanno si pensò di adibirle a casa della moda, anche questa idea congelata. Segnali di pericolo e «vietato oltrepassare» continuano nella vicina ex serra, diventata un po’ discarica un po’ luogo dove buttare i rami caduti. Attentissimi al verde, del resto, lo sono anche gli attivisti del circolo Sherwood di Legambiente, che monitorano costantemente la situazione del parco annotando tutte le criticità: nell’ultimo report di giugno 2013 si segnalavano otto discariche per una superficie complessiva di circa 6mila metri quadrati, otto accampamenti abusivi e sei punti di degrado. «Situazione in lento ma progressivo miglioramento, almeno rispetto alle 10 discariche censite nel 2012, il risultato è però frutto unicamente delle campagne di volontariato», precisano nel documento. «Complice anche la crisi – spiega il coordinatore del circolo Lorenzo Grassi – abbiamo notato come il numero di frequentatori sia cresciuto in modo esponenziale negli ultimi tempi: le condizioni di villa Ada sono discrete, ma soffre di emergenze croniche, le operazioni di recupero per le strutture e gli immobili storici sono molto costose». In termini di manutenzione ordinaria, osserva sempre Grassi, il «recente accorpamento tra II e III municipio rende il discorso delicato, con villa Glori, villa Torlonia, villa Paganini, villa Chigi solo per citarne alcune è qui che si concentra il maggior numero di parchi, quindi risorse, mezzi e uomini andrebbero potenziati». Non facilita il quadro la sovrapposizione tra enti competenti, Grassi ne aveva contati circa tredici tra sovrintendenza, servizio giardini comunale, protezione civile (vista l’area soggetta alla formazione di voragini molte ancora aperte), Acea, dipartimento lavori pubblici e molti altri. È uscito di scena invece il ministero dell’Ambiente, che ha rinunciato al servizio di bike-sharing elettrico (costato 650mila euro per le postazioni tra villa Ada e villa Borghese) poco utilizzato dagli utenti.