Colpaccio d’aula, il bilancio finisce in tribunale

Un «colpaccio» senza precedenti quello messo a punto dalla maggioranza capitolina che in un batter d’occhio ha cancellato quasi tutti i duecentomila ordini del giorno presentati dalle opposizioni collegati alla manovra di bilancio 2013. Ne sono rimasti "in vita" solo 720, dei quali 655 a firma del consigliere FdI, Dario Rossin, quello della famosa gomitata simulata dal sindaco Marino. Altri 19 sempre di Rossin a doppia firma con il capogruppo Fabrizio Ghera (Fdi), 18 di Gianni Alemanno (Cxr), 13 di Sveva Belviso (Ncd), 5 di Giordano Tredicine (Pdl), 4 di Lavinia Mennuni (Ncd), 3 di Svetlana Celli (Lista Marino) e uno a testa di Marco Pomarici (Ncd), Mino Dinoi (gruppo Misto) e Alfredo Ferrari (Pd), presidente della commissione Bilancio. Completamente azzerati quelli presentati dalla Lista Marchini e del Movimento Cinque stelle. Le opposizioni hanno occupato l’aula in segno di protesta. La giornata del resto era cominciata già all’insegna della tensione con un battibecco tra il consigliere Ncd, Marco Pomarici e la consigliera Sel Gemma Azuni, il primo ha dato della comunista alla seconda che ha annunciato querela. «Scaramucce» verrebbe da dire in confronto a quanto sarebbe accaduto da lì a qualche ora. La seduta, sospesa, è infatti ripresa con l’annuncio del presidente dell’Assemblea Mirko Coratti dell’inammissibilità del 99,9% degli emendamenti e ordini del giorno presentati. Ad alcuni consiglieri che si sono "imbavagliati" è seguita l’occupazione dell’Aula da parte di esponenti di Fratelli d’Italia. Il "tecnicismo" avallato dagli uffici del Campidoglio è quello dell’ordine del giorno «concernente», il 99,9 per cento degli oltre 200 mila presentati non sarebbero stati "concernenti" il bilancio. «Un’interpretazione assai curiosa - commenta Rossin - considerato che contenendo il bilancio tutte le voci di spesa del comune risulta difficile ci sia qualcosa di "non concernente"». L’ira delle opposizioni si sposterà comunque presto in tribunale. «Sono degli irresponsabili: solo i tribunali potranno fermare questa pseudo dittatura delle banane dell’improbabile Marino - commenta durissimo il capogruppo della Lista Marchini, Alessandro Onorato - sconvolge che il presidente Coratti e gli uffici si siano prestati a tanto. Con questo colpo di mano vengono meno gli strumenti democratici per potersi opporre a qualsiasi atto. Oggi a Roma è finita la democrazia: da domani la maggioranza potrà decidere di svendere il patrimonio o di regalare le cubature e la minoranza non potrà opporsi in nessun modo». Per il consigliere capitolino Cittadini x Roma, Ignazio Cozzoli «si è scelto di uccidere il dibattito democratico, anche aspro, che sta alla base della politica. Spiace che il futuro di Roma diventi materia di ricorso amministrativo». Ricorsi annunciati anche da Pomarici (Ncd) e Ghera (Fdi). Per la maggioranza adesso si apre un’altra partita. Quella per la nuova giunta Marino. Il voto finale del bilancio è atteso a questo punto entro l’alba di domani. Un colpaccio, quello messo a segno dalla maggioranza che tuttavia gioca sul filo del rasoio. Le motivazioni date alla storica bocciatura degli atti delle opposizioni non convincono. Gli ordini del giorno secondo gli uffici sono inammissibili perché: «Hanno contenuto meramente prescrittivo e di dettaglio, non rivestono la natura di "dichiarazioni di intenti"; per carattere di puntualità e serialità; indicano importo e singola voce economica; non sono concernenti esclusivamente alla delibera collegata». Infine, ma non da ultima la "chicca": «per gli effetti emulativi che conseguono ... costituiscono un ingiustificato aggravio del procedimento di appovazione della proposta di deliberazione cui sono collegati». Ora difficile credere che l’ufficio tecnico possa dare un giudizio squisitamente politico su strumenti legittimamente riconosciuti a ogni singolo consigliere per esercitare democraticamente il proprio mandato elettorale. L’ingiustificato aggravio è in effetti un giudizio aggettivato. I ricorsi al Tar sono di fatto già partiti. Qualora i giudici accogliessero le istanze delle opposizioni il sindaco Marino, di fatto, andrebbe a casa. Il bilancio nullo nei tempi di proroga che scadono il 23 dicembre attiverebbe in automatico la procedura commissariale. Un rischio altissimo per la maggioranza che potrebbe ritrovarsi al voto in primavera. Chissà forse un rischio lucido e voluto proprio per questo.