Tangenti, arrestato giudice della commissione tributaria
Avrebbe chiesto denaro a un avvocato per «aggiustare» un ricorso. Si è giustificato dicendo che era stato un tentativo di corruzione
Sono numerose le telefonate intercorse tra il giudice della Commissione Tributaria di Roma arrestato e l'avvocato che ha presentato la denuncia che ha fatto scattare il blitz degli agenti del commissariato Salario Parioli guidati da Federico Gazzellone. Contatti durante i quali il giudice relatore, Luigi D. G. 66enne, ora a Regina Coeli, avrebbe chiesto con insistenza un incontro. La vicenda è cominciata quando il legale si è rivolto ad un collega tributarista per un ricorso da portare avanti per il figlio avverso un accertamento dell'agenzia delle entrate per 50.000 euro. Dopo la presentazione del ricorso il giudice avrebbe contattato il tributarista per alcuni presunti chiarimenti sul ricorso. Insospettito da questa richiesta, il tributarista avrebbe detto al collega che non intendeva più occuparsi della pratica. Il 22 ottobre scorso è lo stesso avvocato denunciante ad andare in aula davanti alla commissione tributaria. Il giorno dopo riceve a studio una telefonata del giudice che chiede un incontro per chiarimenti sul ricorso. Il legale, convinto della buona fede del giudice, rimanda l'incontro visto che era in partenza per il ponte di Ognissanti. Trascorse le festività il giudice sarebbe tornato alla carica, con nuove e insistenti richieste di incontro. Quindi l'appuntamento presso l'ufficio-abitazione del giudice in zona Tuscolano. Durante l'incontro questi fa subito capire al legale che il ricorso sarebbe stato accolto senza alcun problema previo pagamento di denaro. A questo punto la denuncia in commissariato. Sono stati gli investigatori, dopo aver contrassegnato il denaro contante, ad agevolare l'incontro con il giudice corrotto e ad intervenire questa mattina subito dopo la consegna del denaro. Con gli agenti che lo hanno arrestato, a quanto si è appreso, il 66enne giudice non togato pensionato ex-dipendente dell'Enel, ha cercato di giustificarsi asserendo che in realtà sarebbe stato l'avvocato a cercare di corromperlo. Continueranno ora le verifiche degli investigatori per capire se sia trattato di un caso isolato, ma la dinamica dei fatti lascia pensare che l'uomo potrebbe aver agito così anche in altre cause.