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Rimborsi gonfiati all'ospedale israelitico. Dieci rinviati a giudizio

Sono stati tutti rinviati a giudizio i dieci indagati dell'affaire sui presunti rimborsi gonfiati legati a numerosi interventi dentistici eseguiti all'ospedale israelitico di Roma. E così, il...

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Sono stati tutti rinviati a giudizio i dieci indagati dell'affaire sui presunti rimborsi gonfiati legati a numerosi interventi dentistici eseguiti all'ospedale israelitico di Roma. E così, il prossimo 14 maggio, compariranno davanti ai giudici del tribunale di Roma l'allora legale rappresentante del nosocomio Giorgio Coen e l'allora direttore sanitario della struttura Giovanni Luigi Spinelli oltre ai medici chirurghi Aldo Casti, Marco Pezzi, Renato La Tella, Giuseppe Grasso, Alessandro Bergamo, Andrea Quagliero, Giuseppe D'Ambrosio e Fabrizio Santin. Secondo l'accusa infatti gli imputati avrebbero modificato numerose cartelle cliniche per ottenere dal servizio sanitario nazionale una serie di rimborsi che risulterebbero “gonfiati” rispetto agli interventi effettivamente eseguiti. Gli imputati «con più azioni esecutive - scriveva il sostituto procuratore nella richiesta di rinvio a giudizio - di un medesimo disegno criminoso, con artifizi e raggiri consistiti nel dichiarare falsamente di avere effettato nei confronti dei pazienti» prestazioni piuttosto complicate come quelle relative alla gengivo-plastica, a fronte «delle reali prestazioni erogate nel compilare falsamente la scheda di dimissione ospedaliera riportandoci la falsa diagnosi e nel presentare richieste di rimborso al servizio sanitario nazionale con riferimento alle più onerose prestazioni in realtà mai erogate». Una serie di prestazioni chirurgiche onerose quindi, a fronte di un intervento meno costoso effettivamente realizzato sui pazienti, che nella sostanza avrebbero subito delle normali operazioni di riparazione: questa l'ipotesi formulata dall'accusa che specifica, visto che i medici in questione venivano pagati in base al tipo di intervento fatturato, come i corrispettivi destinati all'ospedale israelitico sarebbero finiti «nel trattamento economico dei medici pagati in parte con percentuali proporzionali agli interventi eseguiti, così conseguendo un ingiusto profitto pari alla maggiore somma corrisposta dal servizio sanitario nazionale».

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