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Ecco via Morandi, terra di nessuno

Il complesso dell'Ater tra degrado, sporcizia e occupazioni abusive

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Viale Giorgio Morandi, Tor Sapienza, periferia Est. Un complesso che comprende 509 alloggi popolari, abbandonato a se stesso fra occupazioni abusive, degrado e problemi strutturali. Quasi una zona franca, dove l'Ater raramente mette piede e le istituzioni sembrano non voler arrivare. Il regno dell'illegalità e della povertà estrema, non fosse altro che per le decine di occupazioni di rom, slavi e qualche italiano. Un conflitto sociale, fra indigenti o poco più, dove ognuno arriva a temere l'altro. Il complesso è formato da quattro palazzoni di sette piani ciascuno. Al centro, due edifici bassi pensati per ospitare garage e locali commerciali. Ed ecco la sorpresa: a parte un paio di associazioni, uno studio medico e una chiesa ortodossa, gli altri negozi, una ventina, sono stati tutti occupati abusivamente. Veri e propri appartamenti ricavati in 30-40 mq, dove al posto delle serrande sono state montate porte in alluminio anticipate da cancelletti «all'americana». Ma non è tutto. Altri alloggi «alla buona» sono stati ricavati sul tetto, sopra i negozi: baracche in legno, o in muratura, dove vivono altre famiglie, organizzatesi con porte in alluminio, tutte blindate con inferriate per evitare ingressi non autorizzati. Il viaggio continua nel sottoscala, dove ci sono i box per le auto. Nel primo edificio il corridoi è libero, ma pieno di immondizia con un terribile odore di urina. Ai lati, invece delle serrande dei garage: ancora porte e monolocali dove altre famiglie, soprattutto dell'est europeo, vivono in ambienti angusti e senza finestre. Nei corridoi-box del secondo edificio non si riesce nemmeno a entrare: un enorme cancello di ferro e lenzuola a far da tenda impediscono l'accesso. A guardia delle occupazioni, perfino una telecamera. A disposizione degli «ospiti», neanche a dirlo, l'acqua e la luce prese dalle centraline che sarebbero servite per i locali commerciali. La situazione non migliora nelle palazzine. Difficile riconoscere le occupazioni abusive da quelle regolari. Si sa solo che molti assegnatari sono stati costretti a dotarsi di inferriate e porte blindate, per evitare che un'assenza di qualche giorno, o di qualche ora, si trasformasse nella perdita della casa. «Viviamo nel terrore - raccontano alcuni residenti, che per paura di ritorsioni non ci hanno chiesto l'anonimato - che qualcuno ci occupi la casa. E poi ci sono gli abusivi, che cucinano all'aria aperta, fanno chiasso, scatenano risse e si fanno arrivare i bomboloni del gas, Dio solo lo sa se rispettando i parametri di sicurezza. Questa estate un nostro vicino è stato ucciso con un colpo di pistola in testa. L'Ater? Qui non si vede mai nessuno». E come se non bastasse, ora i timori arrivano anche dall'esterno: a poche decine di metri, in un'area verde non curata, da poche settimane c'è un accampamento abusivo, probabilmente di rom; sul fronte opposto, quasi settimanalmente la polizia è costretta ad intervenire per sedare le risse che scoppiano nel centro di prima accoglienza per rifugiati politici. Occupazioni e degrado, sì. Ma anche incuria. Ogni tanto, raccontano i residenti, si staccano pezzi di intonaco dai muri degli edifici (eretti nel 1978). Facendo un giro sull'attico, ci si accorge che ci sono decine di blocchi di cemento inclinati, che ispirano tutt'altro che sicurezza. «Qui del Municipio non si fa mai vedere nessuno, nemmeno in campagna elettorale», racconta un signore sui 60 anni. Della questione ora si sta interessando Daniele Rinaldi, consigliere municipale di Fratelli d'Italia, proveniente dall'ex VI Municipio. «Non conoscevo la zona prima dell'accorpamento - racconta - Scriverò all'Ater, presenterò una mozione in Consiglio municipale e cercherò di coinvolgere anche l'Assemblea Capitolina. Stare nelle case popolari, in periferia, non può essere sinonimo di vivere nel terrore».

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