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Bimba morta a Tor Vergata, sette medici indagati. Sequestrato il catetere

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Il padre della piccola: "Qualcuno dovrà pagare" Il caso è stato affidato al pm Pantaleo Polifemo: un fascicolo aperto dalla Procura di Roma dopo il decesso della piccola di 2 anni e mezzo.

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Sono sette in tutto le persone che la Procura di Roma ha chiesto ai carabinieri del Nas di identificare in merito alla morte, lo scorso mercoledi' della bambina di due anni e mezzo, ricoverata al Policlinico di Tor Vergata in attesa del trapianto del midollo osseo. Si tratta del personale che si e' occupato delle cure della piccola. Intanto, non e' emersa alcuna indiscrezione sull'autopsia eseguita oggi nell'Istituto di Medicina Legale della Sapienza. La bimba, siciliana, era affetta da anemia falciforme, una patologia del sangue e doveva essere sottoposta a un trapianto di midollo osseo. La piccola è deceduta nella fase precedente l'intervento. «Prima di effettuare quel tipo di intervento - spiega Bollero - vengono eseguite una serie di procedure endovascolari». Una sembra particolarmente delicata: l'inserimento di un catetere nella giugulare. La Procura di Roma ha aperto un'inchiesta sul caso. I carabinieri della stazione di Tor Vergata questa mattina, su delega della Procura, hanno sequestrato, presso l'istituto di Medicina legale della Sapienza, il catetere e gli altri presidi medici trovati, nel corso dell'autopsia, sul corpo della bambina morta al policlinico di Tor Vergata mentre attendeva il trapianto di midollo. Gli oggetti sequestrati saranno messi a disposizione del magistrato. «Non si può morire per un catetere: è una vergogna. Hanno distrutto la mia famiglia. Non voglio vendetta, ma chiedo giustizia. Devo sapere cosa è successo in quella sala operatoria, perchè mia figlia torna a casa in una bara. Qualcuno dovrà pagare per quello che ci hanno fatto, per il dolore che stiamo vivendo e per quello che ancora potrebbero procurarci». Lo dice in un'intervista al 'Messaggerò il padre della bambina di due anni morta al policlinico di Tor Vergata mentre attendeva il trapianto di midollo. «Mercoledì - spiega il padre - le dovevano inserire il catetere per iniziare il ciclo di chemioterapia precedente al trapianto. Ci avevano detto che, data l'età, le avrebbero fatto un'anestesia generale e che sarebbe durato in tutto circa 30 minuti. Gloria è scesa alle 9.30 e solo alle 13.30 l'hanno portata in una stanza post-operatoria». Durante l'attesa i medici, spiega ancora l'uomo, «rassicuravano mia moglie Sara dicendole: 'Abbiamo avuto qualche piccola complicanza, ma ora va tutto benè. Poi sono andati in pausa pranzo. Gloria però non si svegliava. Sara le cantava delle canzoncine ma non si svegliava. Solo dopo un'ora, al rientro in reparto, i medici hanno effettuato una lastra e hanno accertato che c'era un'emorragia interna. Mia figlia è stata rioperata d'urgenza, ma non c'è stato nulla da fare. Un medico ha detto a mia moglie che bisognava intervenire prima». Poi rivolge un appello al sindaco di Roma Ignazio Marino: «Ora chiedo solo di riportarla a casa. Faccio appello al sindaco di Roma affinchè le istituzioni si attivino per darmi al più presto il nullaosta ed evitare di far slittare la partenza a lunedì».   (Foto Angelo Piccolella; www.panoramio.com)

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