Rogo al Socrate, si costituiscono quattro studenti
Una vendetta perché erano stati bocciati. Nessun movente politico. Due sono minorenni. Il raid dopo una serata passata a bere a Torvaianica
Si sono vendicati per essere stati bocciati. Nessun movente politico, quindi, dietro l'incendio che ha distrutto il liceo Socrate. Quattro ragazzi, due maggiorenni e due minorenni, si sono costituiti questa mattina in Procura, a Roma, dicendo di essere loro i responsabili dell'incendio che all'alba di sabato scorso ha devastato il classico della Garbatella. I quattro si sono presentati accompagnati da genitori e avvocati. Tre di loro sarebbero stati bocciati alla fine dell'anno. Una sera passata insieme al mare, a Torvaianica, a bere e a raccontarsi delle loro disavventure scolastiche. Sarebbe nata così l'idea di «vendicarsi» per l'esito negativo dell'anno trascorso al Socrate. Tre dei ragazzi sono stati infatti bocciati alla fine dell'anno (due addirittura per la seconda volta), mentre il quarto li avrebbe accompagnati nel raid «per amicizia». Come ha raccontato l'avvocato Luca Petrucci che difende uno dei ragazzi, «inizialmente solo uno dei quattro era stato rintracciato già dagli inquirenti. Tutti insieme comunque si sono presentati in Procura spontaneamente. A convincerli alla confessione il peso di quello che avevano fatto, andato oltre ogni loro intenzione, e i genitori, distrutti, che li hanno spinti a dire tutto. Si tratta di una confessione assoluta e c'è la massima collaborazione con chi indaga». Sarà la Digos adesso a dover accertare il ruolo avuto da ciascuno mentre, con molta probabilità, il pm Sergio Colaiocco, al quale è stata affidato il fasciolo, contesterà a due di loro, maggiorenni, l'incendio doloso, che il codice penale punisce con la reclusione tra i 3 e i 7 anni, mentre per gli altri due, minorenni, saranno trasmesse le carte alla Procura dei minori. «Volevamo solo fare un'azione dimostrativa perché pensavamo che la bocciatura fosse una cosa ingiusta, ma la cosa ci è sfuggita di mano». Così a quanto si è appreso i ragazzi, piangendo e disperandosi per le conseguenze di quella che sarebbe dovuta essere solo una «ragazzata», che si sono presentati spontaneamente in Questura per confessare di aver appiccato le fiamme al liceo. Secondo quanto riferito dai giovani agli investigatori, a compiere materialmente il gesto sarebbero stati i tre studenti bocciati, mentre il quarto, quello promosso, sarebbe rimasto fuori dalla scuola. Lui, maggiorenne, l'unico con la patente, ha portato il «branco» davanti al Socrate, ma poi aveva espresso la sua contrarietà senza però riuscire a fermarli. Avevano passato insieme la serata al mare e l'idea è nata per gioco, salvo poi «montarsi» a vicenda ed arrivare effettivamente ad incendiare il liceo. La decisione di andare dalla Digos è nata dalle stesse famiglie e dai ragazzi: non riuscendo più a sostenere il peso di quanto compiuto hanno confessato ai genitori. Questi, sconvolti per la notizia avuta dai figli, li avrebbero subito incoraggiati a raccontare l'accaduto alle autorità.