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Il ricordo dell'olocausto tra polemiche e commemorazioni

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Cominciatecon le scritte antisemite a piazzale della Radio, fatte rimuovere immediatamente dal sindaco Alemanno. «Ancora oggi dobbiamo assistere ad atti razzisti e antisemiti che non possono essere tollerati dalla città, né dalla Comunità Ebraica di Roma. Questo è il secondo atto in poche ore, dopo le scritte negazioniste trovate in via Tasso l'altra mattina -ricorda una nota della Comunità -. Purtroppo dobbiamo constatare che il fenomeno dell'antisemitismo, nonostante il lavoro e la collaborazione di questi anni con le istituzioni e la società civile, è un tumore ancora presente nella nostra società». Scritte che addolorano ancora di più nel giorno dedicato all'orrore della Shoah, un momento per non dimenticare e che ieri sera è stato celebrato con lo spegnimento delle luci del Colosseo. Il sindaco ha poi ricordato di aver già accettato la proposta avanzata da Francesco Rutelli di intitolare l'atrio della stazione Tiburtina ai martiri del 16 ottobre 1946, data della deportazione degli ebrei romani, «per far sì - riferisce una nota - che chiunque transiti per una stazione così strategica per Roma, città medaglia d'oro per la resistenza, non dimentichi quell'orrore». Il capogruppo del Pd in Campidoglio, Umberto Marroni, ha invece ricordato l'impegno per la realizzazione del Museo della Shoah: «Ricordare l'immane tragedia del secolo scorso è un dovere del paese e delle istituzioni. Spero che Roma colmerà un vuoto realizzando al più presto il museo della Shoah». Nicola Zingaretti, presidente dimissionario della Provincia ha ricordato come «l'unico modo per essere coerenti con il dovere della memoria è l'impegno quotidiano per combattere la vergogna dell'oblio e l'oscenità del negazionismo. Di fronte al ritorno di fenomeni di intolleranza, non dobbiamo voltare la testa o mostrare timore». Per il presidente del Consiglio regionale, Mario Abbruzzese: «La giornata della memoria è un'occasione di riflessione sulle atrocità che ancora oggi vengono commesse in tanti paesi, a scapito dei diritti e della dignità umana».

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