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I tatse-bao di padre Guido cercano casa

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Chiconosce, poi, la storia del quartiere Garbatella da prima dei Cesaroni - l'anima più popolare di Roma -, risulta ancora più avvantaggiato. I neofiti o i più giovani, certo, potranno andare a cercare su google cosa sia un tatse-bao. Così, ci si illumina su un periodo della vita politica non proprio passato sotto traccia: dal ‘68 fino ai primi anni '80. Anni di lotte, di controverse libertà e di sdoganamento, anni di nuove mode, come quelle di appendere manifesti fuori dalle parrocchie per esprimere un'idea. Si chiamavano, appunto, tatse-bao e si ispiravano ai manifesti della rivolta maoista. Andavano a braccetto con i volantini e i ciclostilati dell'epoca. Un sacerdote oggi ultraottantenne, padre Guido Chiaravalli, nel 1956 arrivò a Garbatella nella parrocchia di San Filippo Neri. Persona dalla vivida intelligenza e molto attivo, padre Guido, conservatore ma anche no, ha avuto l'idea di raccogliere (e conservare) per 20 anni quasi tutti quei volantini e tatse- bao, distribuiti o attaccati alle porte del liceo statale Borromini, attiguo all'oratorio della Chiesa, all'istituto Cesare Baronio e in altre scuole della zona. L'obiettivo era quello di conservare la memoria storica del quartiere. Ha fatto il favore ai romani di lasciare un fondo di 2.000 documenti. 20 anni di slogan, concetti, frasi ciclostilate «made in Garbatella». Sogni e rabbia comuni almeno ad un paio di generazioni. Dai cortei annunciati in piazza Esedra contro «la violenza fascista», fino agli scioperi delle scuole, passando per i pubblici dibattiti nel quartiere e per i volantini invocanti «manovre della borghesia» o che rendevano nota l'occupazione della basilica di San Paolo. Così è nata l'idea di mettere tutto in rete, magari trovando «qualche istituto storico che si faccia carico del materiale cartaceo», l'appello lanciato dai curatori del progetto. Una testimonianza specifica di quegli anni nel quartiere e similmente nel Paese, un lascito donato che non può andar perso. Valentina Conti

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