Autopsia sul calabrese ucciso
Ieriè stato eseguita l'autopsia sul corpo crivellato da dieci colpi di pistola calibro 9x21 in una traversa di via di Castel di Leva, sulla Laurentina. Gli investigatori della Squadra mobile di Renato Cortese si trovano di fronte a un omicidio che apre scenari cupi. Il punto di partenza può sembrare di facile intuizione: il movente della morte di Femia è maturato negli ambienti della 'ndrangheta. Ma il resto è mistero fitto. Quella sciagurata sera i sicari che lo hanno chiamato e lo hanno fatto precipitare in macchina dalla zona di Montespaccato erano persone che Femia conosceva bene e di cui si fidava. Non ha pensato affatto che sarebbe finito in una trappola mortale. Il motivo dell'agguato e l'identità dei killer sono due elementi assai importanti per decifrare l'omicidio, ma è anche difficile portarli alla luce. Gli investigatori stanno verificando i contatti della vittima, le telefonate ricevute sul cellulare, i numeri da lui chiamati. Stanno eseguendo accertamenti sui sistemi di videosorveglianza installati nella zona. La speranza è di trovare nelle registrazioni le immagini del passaggio in auto di Femia e anche tracce della presenza dei killer. Non solo a Castel di Leva ma anche a Montespaccato. Il viaggio della morte, infatti, è cominciato in questa zona e proprio da qui i banditi potrebbero aver messo alle costole del calabrase un gregario per essere sicuri che quella sera il piano andasse in porto. Un sospetto meno probabile degli altri ma che gli investigatori non vogliono trascurare. Un contributo potrebbe venire anche dagli interrogatori di familiari e amici in corso negli uffici della Questura. F.D.C.