Impianti fantasma nel piano Sottile
Duedei quattro indicati, infatti, non possono considerarsi disponibili. I conti non tornavano già a partire dalle stime sulle potenzialità residue dei vari impianti contenute nel decreto salva-Roma firmato dal ministro All'ambiente Corrado Clini, ferme al 2010 e dunque di molto superiori alle effettive volumetrie. Risultano funzionare a pieno regime le linee di Ama (Salaria e Rocca Cencia) e di Manlio Cerroni (Malagrotta), per quanto riguarda Aprilia la Rida Ambiente srl ha dichiarato che «sono totalmente utilizzate per il fabbisogno di Latina», a Paliano Acea Ambiente ha chiarito che «non può ritirare indifferenziato essendo l'impianto di produzione del cdr, e non un tmb». Restavano quindi Albano (la Pontina Ambiente si è detta disponibile ad accogliere 50mila tonnellate annue), Viterbo (Ecologia Viterbo srl lavorerà 30mila tonnellate annue), e Castelforte di Latina e Colfelice a Frosinone, due impianti su cui però – oggi è ufficiale – non si può contare. Nel primo caso, Castelforte di Latina, il sito non esiste fisicamente: «Come abbiamo più volte indicato alle autorità, prima e dopo la presentazione del decreto di Clini – si dice "sconvolto da questo dilettantismo" il presidente della provincia di Latina, Armando Cusani – quell'impianto non può accogliere "tal quale" ma solo materiale secco proveniente dalla differenziata: la parte di tmb, per la quale esiste una procedura autorizzativa in regione, non è mai stata realizzata». Ieri lo ha scritto al prefetto lo stesso gestore, la Centro Servizi Ambientali srl: «L'impianto non è attrezzato per la produzione del cdr, parte che come riportato nel progetto di autorizzazione è da realizzarsi». Il risultato è che, dal computo totale, saltano 11mila 150 tonnellate annue. Con ogni probabilità si dovrà rinunciare, almeno in parte, anche alle volumetrie richieste alla Saf spa per l'impianto di Colfelice, in provincia di Frosinone: in questo caso il prefetto ha considerato 139mila 597 tonnellate annue, l'intera capacità residua stimata dal decreto perché, ha motivato Sottile «la società non ha fatto pervenire le richieste informazioni tecniche». Ieri c'è stata una telefonata interlocutoria, nel corso della quale Cesare Fardelli, presidente della Saf, ha ribadito che «l'autorizzazione non ha nulla a che vedere con la capacità di lavorazione, che già sfruttiamo al massimo». D'accordo il presidente della provincia di Frosinone, Giuseppe Patrizi: «Saf ci ha già confermato che non è disponibile altro spazio, e stiamo predisponendo ricorso al Tar». Se fino a ieri si contava su una capacità residua di 230mila 747 tonnellate annue (molto inferiore alle 930mila nel decreto), oggi la cifra scende ulteriormente a 80mila: a Roma restano fuori dal processo di trattamento 1.500 tonnellate al giorno, oltre la metà dei rifiuti approda a Malagrotta tal quale.