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Salta l'intesa con i Radicali Nicola punta sulla civica

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Nella lista Zingaretti l'ex assessore Cecchini e De Giusti

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Afar saltare l'apparentamento è stato il diktat imposto da Zingaretti - come fatto del resto al Pd, Sel e agli altri alleati della coalizione - di non ricandidare i consiglieri regionali uscenti. Nel caso dei Radicali, lo stesso Berardo e Giuseppe Rossodivita. «Questo per noi è inaccettabile - tuona Rocco Berardo - correremo da soli con la lista Amnistia giustizia libertà. Per ben due volte ci hanno ripetuto che non dovevamo ricandidarci, eppure siamo noi quelli che hanno scoperchiato lo scandalo dei fondi ai gruppi della Pisana». Gli strascichi polemici investono anche Massimiliano Smeriglio, coordinatore della campagna elettorale di Zingaretti, accusato da Rossidivita «di occupare poltrone istituzionali da un decennio. Io e Berardo in due facciamo 75 anni, siamo entranti nelle istituzioni due anni e mezzo fa e abbiamo innovato molto, rendendo pubblici e trasparenti i finanziamenti dei gruppi regionali». I Radicali rivendicano di aver aperto il vaso di Pandora dei fondi ai gruppi, scatenadno l'offensiva della Procura e della Guardia di Finanza e provocando l'intervendo del governo Monti, imponendo il rinnovamento a Pdl e Pd. Pronta la replica di Zingaretti: «Cambiamo tutto e tutti ci aiutino a cambiare tutto, conviene a tutti». Il mancato accordo con i Radicali non toglie comunque il sonno al candidato del Pd che va avanti e presenta la Lista Civica che porta il suo nome. Capolista è Livia Azzariti, medico di base e conduttrice tv. «Fatemi coraggio», dice. Insieme a lei, Michele Baldi (ex capogruppo Fi e An in Consiglio comunale): «Ho condotto più battaglie contro Alemanno io che il centrosinistra». Della civica fanno poi parte l'assessore provinciale Claudio Cecchini, il presidente del Municipio XII Antonella De Giusti, il consigliere capitolino della lista civica, Gianluca Quadrana, i consiglieri provinciali Erminio Latini e Sabatino Leonetti, l'ex assessore del Municipio I Francesca Santolini e Imma Battaglia, presidente DiGay Project. In lista 12 donne su 29 candidati. A rappresentare la sanità ci sono Alessandro Boccanelli (primario cardiologo al San Giovanni Addolorata), Patrizia Danieli (segretario regionale Aned), Claudia Fellus Pirani (medico Asl), Francesco Sabetta (direttore Uoc del San Pietro Fatebenefratelli) e Fabio Valente (direttivo Fimmg). In lizza anche il professore di Economia a Roma Tre Carlo Alberto Pratesi, l'ex presidente Confesercenti Alberta Parissi, il componente del Cda del Comitato promotore Roma 2020 Walter Merenda, il segretario Filt Cgil Roma e Lazio Rocco Lamparelli, il presidente dell'associazione Bene Rwanda Francoise Kankindi. Non manca un rappresentante dello Sport: William Zanchelli, dal 1995 al 1999 nella Virtus Roma Basket. C'è infine Filomena Di Gennaro: aveva scelto l'Arma dei Carabinieri, ma il gesto scellerato di un ex fidanzato che le ha esploso contro i quattro colpi che l'hanno ridotta sulla sedia a rotelle glielo ha impedito. Si è sentita tradita dallo Stato «per le pene ridicole» previste per un reato del genere e perché «anziché sostenermi e aiutarmi mi ha licenziata perché sono ridotta così». «Allora - racconta - ho deciso che non dovevo abbattermi e che la vita va vissuta sempre. Mi sono sposata con il carabiniere che mi ha salvato la vita e sono mamma di due gemelli che tra qualche giorno compiranno un anno. Vorrei portare il mio aiuto alle vittime combattendo per la certezza della pena».

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