«Sta bene e tutti vorrebbero adottarlo»
Cheidea si è fatta di questa storia? «Eravamo certi che la Polizia sarebbe riuscita a trovarla - risponde Piera Spada, direttore sanitario del Sant'Eugenio, dove è ancora ricoverato Emanuele -. Questa donna avrà avuto i suoi gravissimi problemi per agire così, la sua deve essere stata una scelta obbligata, in un certo senso». Avrebbe potuto abbandonare il bimbo in anonimato senza conseguenze «Questa possibilità non è sufficientemente conosciuta. Purtroppo proprio tra le donne in gravi difficoltà o disperate, che dovrebbero invece essere adeguatamente informate sulla possibilità di partorire in ospedale in condizioni di sicurezza, sia per sé che per il nascituro con la massima garanzia dell'assistenza e nel rispetto totale dell'anonimato, anche qualora si voglia abbandonare in ospedale il figlio». L'adozione in questo caso è facilitata? «Se si abbandona il figlio in ospedale, non solo non si hanno conseguenze penali, ma il bimbo viene dato in adozione con un iter che si completa già nel suo primo mese di vita». Emanuele ha galleggiato 9 minuti, con il corpo e un braccino immersi nel wc, la testa e una manina fuori. Come sta? «Per fortuna sta benissimo. Stiamo continuando con gli accertamenti, sempre negativi. È un gran mangione. La notte in cui è arrivato al Sant'Eugenio era di turno la neonatologa Fulvia Mastracchio e gli infermieri Cinzia Negri, Annunziata Pascale e Giuliano Torchia». Continua la gara di solidarietà per Emanuele? «I romani telefonano, inviano mail anche solo per sapere come sta. Molti offrono disponibilità per qualunque tipo di necessità». È vero che vi hanno telefonato in centinaia per adottarlo. Cosa gli avete detto? «Tanto amore ci scalda il cuore. Ma l'iter di adozione è quello di legge, tramite il Tribunale per i Minori. E la famiglia è scelta nella lista esistente. Nel frattempo Emanuele lo coccoliamo noi». G. M. Col.