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Una lista elettorale per salvare gli ospedali

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Nessunsimbolo, ma uno slogan provvisorio: «Salviamo la sanità laziale». «Un modo per capire il lavoro negli ospedali senza chiuderli come, invece, si intende fare, tra l'altro senza consenso» - dice Giuseppe Fiore, responsabile del Punto di primo intervento. È una delle proposte partorite dall'assemblea permanente dell'ospedale Cto «Andrea Alesini», che ieri sera ha fatto il pieno di dipendenti, cittadini e delegati di altre strutture. Dalla AslRmC non si è visto nessuno. Seppure il 31 dicembre sia trascorso senza la firma del Commissario Bondi sul decreto di riordino della sanità della regione, la mobilitazione del centro ortopedico di Garbatella, che si vorrebbe trasformare in residenza sanitaria assistita per lungodegenti - senza tanti giri di parole una sorta di ospizio - non si ferma. L'ospedale, ad oggi con 128 posti letto, da più di 50 anni punto di riferimento per tutto il centro-sud per le patologie ortotraumatologiche, nonostante i recenti tagli di reparti, servizi, posti letto e perfino riduzioni sugli orari operatori, continua ad attrarre pazienti. È dotato di strutture superspecialistiche e ha l'unità spinale unipolare più grande d'Italia. «Ma tutto ciò non ha fermato la volontà di chiudere pro-tempore reparti con ordini di servizio che sono diventati indefiniti» - dicono i dipendenti. Così, il Cto si è visto togliere il reparto di chirurgia della mano, eccellenza che eseguiva circa 1.500 interventi l'anno; è stato escluso dalla rete del 118 e ha dovuto dire addio a rianimazione e cardiologia. «Gli interventi continuano incessantemente, ma noi medici e il personale tutto non ce la facciamo più» - commenta Massimo Razzano, ex primario della quarta divisione di Ortopedia (che oggi non esiste più), ora responsabile di Ortopedia I. Per tutelare l'ospedale, si darà mandato ad alcuni legali. Prossimo step, un'assemblea cittadina il 14 gennaio. Valentina Conti

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