Il Pdl punta dritto su Beatrice Lorenzin Scarica Cav e Storace
Lascelta dei vertici locali del Pdl è praticamente fatta. Occorrerà adesso sottoporre la candidatura alla presidenza della Regione Lazio a Silvio Berlusconi. Difficile un diniego, scontato l'imbarazzo. Era stato infatti proprio il Cavaliere, sullo scoccare del nuovo anno, a indicare in Francesco Storace il candidato da sostenere. Un'investitura accolta con il gelo da parte dei «colonnelli» di Roma e del Lazio. Il sindaco Alemanno, del resto, appena due settimane fa aveva respinto al mittente l'ipotesi di Storace, o Polverini, come candidature unitarie del centrodestra. Al di là dei sentimenti, la questione è squisitamente numerica. Se il Pdl si dovesse presentare senza un candidato di partito, dovrebbe scendere a compromesso sui candidati non solo al Consiglio regionale ma anche su Camera e Senato, dove l'effetto traino dell'election day su La Destra di Storace farebbe perdere almeno un paio di seggi al Pdl tra Montecitorio e Palazzo Madama. I trascorsi degli ex An con Storace poi hanno fatto il resto. Il Pdl dunque andrà presumibilmente da solo con una sfida difficilissima. Se venisse confermata la rosa dei candidati, gli elettori del centrodestra laziale si troverebbero a dover scegliere tra Beatrice Lorenzin (Pdl), Francesco Storace (La Destra), Giulia Bongiorno (Scelta civica con Monti per l'Italia). Da capire poi se i «Fratelli d'Italia» con Giorgia Meloni, Fabio Rampelli e Ignazio La Russa presenteranno un proprio candidato o appoggeranno Storace o Lorenzin. Un quadro estremamente complicato, il quale, al momento manda in fumo il progetto di una riunificazione del centrodestra romano, laziale e dunque nazionale. E che conta il rischio altissimo di prestare il fianco all'astensionismo o di cedere consenso al voto di protesta. Il sussulto di orgoglio del Pdl nostrano insomma rischia di affogare nell'incertezza del presente e del futuro. Sbattere la porta in faccia a Berlusconi solo a metà può essere un modo per sopravvivere fino a tempi migliori o un boomerang senza ritorno. L'esito spetta tuttavia alle urne. Non l'ha presa bene Francesco Storace che, se non altro per una questione di stile, avrebbe meritato sin da subito una risposta chiara. Lui comunque va avanti e ieri ha inaugurato il comitato elettorale dell'Appio Tuscolano. «C'è un Pdl che non vuole un candidato che vinca. Credo ci sia una discussione che riguarda gli assetti parlamentari e non la Regione. - ha spiegato Storace - c'è l'ala montiana del partito che scalpita per avere i seggi in Parlamento. Berlusconi deve stare attento su questo perché potrebbe perdere parlamentari dal giorno dopo le elezioni. Rispetto la discussione interna al Pdl ma devono fare in fretta. Lo stallo dipende dal porcellum, dalla mancanza di preferenze. Chi si è schierato con Monti, ora teme di andare a casa: io lo spero così smettono di fare danni». Poi, sull'ipotesi che il paletto più pesante lo abbia posto Alemanno, Storace ha ribattuto: «Alemanno mi ha chiamato e mi ha giurato che lui con questa roba non c'entra nulla. Se l'ha giurato...». Poi la campagna elettorale e l'affondo all'unico rivale ad oggi ufficiale: «Io vorrei riaffacciarmi dal balcone di via Cristoforo Colombo e dire "dove eravamo rimasti" - ha detto Storace - Io non devo immaginare questa Regione. Io la conosco e so ciò che è meglio per i cittadini del Lazio». Per alcuni insomma la campagna elettorale è già cominciata, per il partito che governa Regione e Campidoglio deve ancora cominciare. Il ginepraio comunque si scioglierà presto. La raccolta firme per le candidature non può più attendere.