«Stop al ragioniere tagliatore»
La leader della Cgil Camusso attacca Bondi e visita l'Idi Allarme della Cisl Fp: 2.700 persone in cassa integrazione
«Senzastipendio, sicuro vilipendio. Giù le mani dall'Idi». Il «gennaio caldo» della sanità del Lazio è iniziato ieri da via dei Monti di Creta. Bandiere sindacali, striscioni e rabbia. Dipendenti dell'istituto dermopatico e cittadini hanno inondato la grande assemblea pubblica nell'auditorium dell'Idi, organizzata dalla Cgil, che ha visto la presenza della segretaria generale Susanna Camusso, accolta con un mazzo di rose. Oltre duecento persone dell'Idi-San Carlo-Villa Paola, con indosso il fratino bianco che recitava «Salviamo l'Idi», messo su pure dalla Camusso, accanto a una delegazione del San Filippo Neri, anch'esso nella black list del commissario Bondi. «La Cgil c'è, sempre con i lavoratori e per i lavoratori - ha detto Camusso alla platea - Sono qui non per portare solidarietà, ma perché è mio dovere esserci. Se tutti avessero fatto il proprio dovere questa assemblea non ci sarebbe mai stata». Poi l'affondo: «Sbaglia il Governo, sbaglia il Vaticano, paghiamo noi. Sbaglia la Regione, paghiamo noi. Sbaglia la proprietà, con l'aiuto di qualche politico e forse di qualche organizzazione malavitosa, paghiamo noi. Ora basta, state affamando migliaia di famiglie, lotteremo fino alla fine». La Camusso ha invocato un'«operazione trasparenza qui e nel resto della sanità laziale»: «Vogliamo sapere promozioni, curricula e qualifiche di dirigenti e altri assunti e, soprattutto, dov'è finito ogni singolo euro percepito dalla proprietà». «La difficoltà degli ospedali non è causata dai tagli alla sanità, ma dalla cattiva gestione», ha detto. E giù applausi, come nel passaggio in cui la leader Cgil ha spiegato: «La trasparenza è necessaria in nome dei lavoratori (1.500 in totale, ndr) che da sei mesi sono senza stipendio, ma che continuano a venire qui ogni giorno senza che nessuno gli dica mai grazie, con passione e professionalità». E ancora: «Nel Lazio non serve un ragioniere tagliatore, piuttosto un piano sanitario regionale che determini fabbisogno, appropriatezza e risorse a disposizione, perché specialmente in tempo di crisi le persone hanno ancora più bisogno del pubblico». La Camusso ha aggiunto che la Cgil «ha chiesto ai ministri competenti di avere risposte», augurandosi «che le elezioni non diventino l'occasione per strumentalizzare le vertenze dei lavoratori». Inoltre, la richiesta di un nuovo piano industriale, «perché quello presentato non ci piace e non va bene: si manda via il personale per far tornare i conti. Pretendiamo che lo scriva qualcuno che sa di cosa si sta parlando e vogliamo l'apertura di un tavolo permanente». E, commentando la sgradita sorpresa per i lavoratori Idi, che ieri altro hanno trovato chiusa la chiesa dell'ospedale San Carlo di Nancy, teatro nell'ultimo mese della protesta dei dipendenti («accusati pure di blasfemia», ha denunciato Silvia Sagnotti, infermiera del San Carlo che ha spiegato: «Abbiamo sempre avuto contro il cappellano»), ha affermato: «Trovo incredibile che si definisca sacrilega una protesta in determinati luoghi e non le continue menzogne e malversazioni a cui sono sottoposti questi lavoratori». La Cisl Fp, invece, per bocca del segretario generale Giovanni Faverin, ha chiesto «un piano di riordino dell'intero sistema regionale che riorganizzi il sistema di prevenzione, cura e assistenza e che metta fine alla mala gestione degli ultimi decenni, garantendo appropriatezza dei servizi e valorizzazione delle professionalità. A partire dalle strutture del gruppo Idi-San Carlo, che è solo la punta di un iceberg che interessa la sanità privata e le grandi strutture accreditate e classificate. Ben 2.700 operatori sanitari sono oggi in cassa integrazione: bisogna intervenire subito mettendo insieme le forze», anche perché «le giunte regionali di vario colore non hanno fatto che aggravare la situazione». Se non arriveranno risposte concrete, le mobilitazioni si intensificheranno a partire da domenica.