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Addio piazzetta Ora c'è lo stanzone

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Policlinico Umberto I senza pace Pazienti ammassati nel nuovo Dea

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Locomunicò, il 20 dicembre, il dg del policlinico Umberto I, riferendosi a quella stanza-purgatorio del pronto soccorso diventata la fotografia della sanità che non funziona, dove i pazienti – giovani e anziani, donne e uomini indistintamente – stazionavano per giorni, gomito a gomito, sperando nel trasferimento in reparto. Un provvedimento rrivato dopo la dichiarazione scandalizzata del commissario alla Sanità del Lazio Enrico Bondi: «I vecchi lasciati sulle barelle, ma siamo matti?». Ecco, la riorganizzazione a costo zero annunciata dal dg Alessio a fine anno segue questi commenti del commissario alla sanità del Lazio, che durante il suo ultimo sopralluogo aveva imposto «un taglio alla radice». Tutto risolto? Non proprio: la «piazzetta» del Dea risulta svuotata, sì, ieri c'era soltanto una barella, ma nei fatti solo sostituita dal più ampio «stanzone». Ore 13.15. Al pronto soccorso ci sono 60 cartelle aperte. La «nuova» ala, succursale del Dea, si trova praticamente all'ingresso, lato viale del Policlinico, nei locali dell'ex osservazione. Fuori, sulle scale, i parenti attendono l'orario di visita. Entrare dentro è un tuffo nel passato. I malati sono ancora in corridoio come l'albero di Natale. Ieri ce n'erano tre, sulle barelle una in fila all'altra, dormivano. Sulla destra la prima stanza: «Hanno messo una ragazza di 28 anni con tutti uomini, non il massimo», spiega una nonna. Più avanti c'è la seconda, un mix di barelle e sedie sdraio, dodici pazienti che occupano, un signore – dice - da due giorni, ogni spazio disponibile. Anche qui, donne e uomini, più o meno gravi, tutti insieme chi riceve il pranzo e chi invece ci rinuncia «perché con questi odori mi è passato l'appetito». Al «vecchio» Dea, 34.903 accessi solo nei primi sei mesi del 2012, un'enormità, le cose non vanno meglio. Stesso orario, si aprono le porte blu e spunta una nonna stesa in barella: «Sono qui col mal di pancia da un'ora e mezzo, aspetto la visita». Non è la sola, in sala d'attesa, al triage, ce ne sono altri quattro, che si aggiungono ai pazienti – una ventina – a sedere. Il personale, medici e infermieri, stretti tra disagio e turni massacranti, ce la mettono tutta, ma le criticità sono già evidenti: «Non vedere più la piazzetta è consolante – hanno scritto ad Alessio – ma la questione non è risolta, anzi stanno emergendo problemi che rischiano di annullare gli aspetti positivi». Come quello dello spazio: oggi, rispetto alla sistemazione precedente, si «respira» di più, ma la sfida al sovraffollamento sembra vinta per effetto ottico, con lo sdoppiamento tra codici bianchi-verdi e gialli-rossi. «Il pronto soccorso continua a gestire pazienti che non hanno motivo di restarci, con conseguenze sui tempi di attesa al triage» e sul carico di lavoro: «Troppe consegne a inizio turno per gli internisti». Infine questioni pratiche: «gli stanzoni dell'area medica ospitano pazienti già visitati, uomini e donne insieme, precludendo la privacy».

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