La sanità laziale si ferma il 18 gennaio
UnNatale amaro d'incertezza non ha fermato i lavoratori e i medici degli ospedali della lista nera del piano sanità del Commissario ad acta. A pochi giorni dallo scoccare della data fatidica di fine anno, quando ufficialmente verrà presentato il «piano di ridefinizione della rete ospedaliera regionale» targato Bondi, la sanità regionale, anche se in mezzo al clima natalizio, non ci sta per niente a rimanere a guardare. Dipendenti in ospedale durante le feste in tutte le strutture a rischio scomparsa, primari in trincea, interventi d'urgenza e non, anche la vigilia di Natale. E una decisione, resa praticamente ufficiale delle sigle sindacali, che già era nell'aria: intorno al 18 gennaio un nuovo sciopero generale per difendere il diritto alla salute, scongiurare la scomparsa di strutture e reparti di fondamentale importanza e tagli che, se attuati, porteranno inevitabilmente al collasso dell'intera rete di assistenza. Personale medico e paramedico delle strutture in crisi l'avevano annunciato nel corso della fiaccolata davanti al Ministero dell'Economia: «Non ci fermerà nessuno, vogliamo un confronto con Bondi. Altrimenti, siamo pronti allo sciopero generale». Così, pubblico e privato convenzionato insieme si fermeranno per un giorno, al fine di evitare il massacro. Almeno ci proveranno. «Ci fermiamo un giorno per non fermarci per sempre - dice Gianni Nigro della Cgil Funzione Pubblica - Bondi taglia, ma qui bisogna pure investire per far partire la riorganizzazione vera e propria». Saranno garantiti solo le attività di pronto soccorso e gli interventi d'urgenza. Intanto, non si placa l'agitazione. Al Cto «Andrea Alesini» di Garbatella, fiore all'occhiello dell'ortopedia capitolina, che rischia di diventare una Rsa con un centinaio di posti letto, oggi assemblea sindacale con tutte le sigle presso la sede della Asl RmC in via Primo Carnera. Sindacati e lavoratori promettono battaglia senza sosta, in attesa di un confronto con i vertici amministrativi per illustrare la proposta di riordino del polo ospedaliero formalizzata nel documento di cui abbiamo scritto. Anche, tra l'altro, per la notizia trapelata dell'arrivo di possibili fondi per progetti speciali che certi poteri forti vorrebbero dirottare sul S. Eugenio (della stessa Asl di appartenenza, ndr). Adesivi contro la chiusura «decorano» le auto di pazienti, cittadini e personale e centinaia i volantini distribuiti ai residenti della zona. Oltre alla raccolta firme arrivata quasi a quota 10.000 e che continua a crescere. Presidi natalizi anche al San Filippo Neri, dove a rischio ci sono 120 posti letto su 542 e due reparti d'eccellenza come neurochirurgia e cardiochirurgia. «È un punto di riferimento per Roma Nord e lo si vuole smantellare. Alla fine, favorendo solo i privati, riuscirà a curarsi solo chi ha i soldi», non si danno pace infermieri e personale di servizio dell'ospedale. Stesso copione per il Forlanini, l'Eastman e l'Oftalmico. Agguerrito ad oltranza pure il San Raffaele per la storia dello sblocco di fondi esigui, a fronte di un credito di 260 milioni di euro (2012 escluso). Ma è la stessa l'aria che si respira in diverse strutture private che, secondo il piano Bondi, verranno penalizzate con la cancellazione di 450 posti letto mediante un colpo di scure sui finanziamenti. Fronte comune, dunque, contro riconversioni «che mascherano solo volontà politiche» e «tagli scriteriati».