«Fatti criminosi ma rari
dettati dal denaro» Dall'Aracoeli a piazza Venezia i Gesù Bambino scomparsi nel nulla
Giàlo scorso anno quello in terracotta del presepe di piazza Venezia, fu portato via da ignoti e rimpiazzato dopo pochi giorni. Anni or sono, Roma subì il furto del Bambinello per antonomasia, uno degli oggetti sacri più venerati dai romani e che, ogni anno, attirava pellegrini da tutto il mondo. Parliamo del Santo Bambino della chiesa di Santa Maria in Aracoeli, trafugato nel febbraio del 1994, durante i lavori di restauro della basilica. Un vero colpo al cuore dei romani e dei frati che custodivano gelosamente la statua quattrocentesca oggetto di affascinanti leggende sacre. Esempio di fede e fonte di miracoli, scolpita nel legno di un olivo tratto dall'orto di Getsemani, la statua venne "battezzata" nelle acque del Giordano, si colorò da sola per miracolo e, sempre per miracolo, giunse in Italia. La nave sulla quale viaggiava naufragò ma l'immagine votiva approdò sulle sponde laziali. I romani hanno sempre creduto ai suoi poteri miracolosi tant'è che sin dal 1800, la statuetta veniva portata a domicilio dagli infermi su una sontuosa carrozza appartenuta a Leone XII, che il principe Alessandro Torlonia mise a disposizione. Già trafugata nel 1798 da alcuni soldati francesi, la statuetta fu ritrovata da Severino Patriarca, facoltoso romano che la riscattò a sue spese. Ma i "prodigi" del Bambino oltrepassa i confini romani e laziali. Ne sono prova gli innumerevoli ex voto e lettere per grazia ricevuta che giungono nella Chiesa dell'Aracoeli da tutto il mondo. Ricoperto di smeraldi, zaffiri e topazi - tutti ex voto - il bambinello, di 60 cm circa, veniva esposto durante il giorno per l'orazione dei fedeli e poi riposto in un armadio. Due uomini si insinuarono nelle stanze del convento portando via il Santo Bambino e gran parte dell'oro custodito accanto ad esso. La statua a tutt'oggi non è ancora stata ritrovata ed il nuovo furto del Bambinello di Santi Cosma e Damiano riapre una ferita mai sopita. «Si tratta di fatti troppo sporadici per poterli catalogare come sociologici. Non è né una moda né un'ondata di iconoclastia. Si tratta, più che altro, di fatti criminosi», così sui furti sacrileghi, anche di icone senza valore, il commento del professor Domenico De Masi, docente di Sociologia del lavoro all'università La Sapienza. Quanto a una ipotesi di movente «essendo un furto fatto in chiesa, escluderei possa essere attribuito ad un credente - aggiunge il professore - Quando l'oggetto rubato è prezioso, come nel caso dell'Aracoeli, il furto è dettato da un motivo economico ma quando si tratta di semplici statuette di gesso o terracotta, non è escluso che si possa trattare di un dispetto al parroco». AR@%@