Francesca Mariani La crisi economica imperversa, la politica, al momento, latita.
Soloper citarne alcune: le restrizioni del credito, la scarsa dotazione infrastrutturale, i ritardi nei pagamenti della Pubblica amministrazione. Sta per cominciare un nuovo anno, decisivo sul fronte economico. Una situazione sulla quale la Camera di Commercio di Roma ha acceso i riflettori con diversi interventi ma la preoccupazione per un futuro ancora incerto soprattutto per le decine di piccole e medie imprese. A definire il quadro e tracciare le linee guida per uscire dalla crisi, il presidente, Giancarlo Cremonesi. Presidente, è così nero il futuro che ci aspetta? «Per natura sono un ottimista, ma è certo che la situazione economica e sociale è molto complessa e il nostro Paese vive una fase delicata. Da mesi ripetiamo che occorre mettere in campo misure concrete. Nulla si è fatto. E, intanto, le imprese chiudono e la disoccupazione aumenta». Un giovane su tre sotto i trentacinque anni è senza lavoro. Possibile non ci siano soluzioni? «Il dato sulla disoccupazione giovanile italiana, oltre a essere allarmante, è una vergogna nazionale. Nessuno ha la bacchetta magica. Le misure prese dal Governo sul fronte delle start-up e in materia di contratti di lavoro vanno nella giusta direzione, ma non sono sufficienti. Garantire lavoro ai nostri figli è il primo e inderogabile passo per garantirci un futuro di crescita e di benessere sociale». Secondo lei, quali sono le altre priorità per far ripartire l'economia italiana? «Ne individuo due. La prima è quella di abbassare il carico fiscale per le imprese e le famiglie, che ha raggiunto livelli insostenibili creando non solo forti ripercussioni sui consumi, ma, fatto ancora più grave, un aumento delle tensioni sociali. In secondo luogo, è urgente e non più procrastinabile sbloccare i pagamenti arretrati della Pubblica amministrazione verso il sistema imprenditoriale. Non è accettabile e non è comprensibile che le imprese vantino circa ottanta miliardi di euro, secondo gli ultimi dati disponibili, di crediti nei confronti dello Stato e degli enti pubblici. Le promesse più o meno vaghe e le dichiarazioni di intenti non hanno portato un euro alle aziende. Il tempo delle parole è finito». L'accesso al credito è un tema nevralgico e resta un problema irrisolto. Qual è il suo punto di vista a riguardo? «I pochi finanziamenti resi disponibili dalle banche troppo spesso vengono concessi senza valutare la validità delle idee, ma solo sulla base delle garanzie reali. Inoltre, i tassi di interesse applicati dagli istituti di credito alle Piccole e Medie Imprese, invece di diminuire, aumentano. È vitale rompere questo meccanismo perverso, che sta portando anche a un maggiore ricorso a forme di finanziamento alternative a quelle ufficiali». In questo periodo di crisi profonda per le piccole e medie imprese e soprattutto con un accesso al credito divenuto praticamente impossibile, quali misure ha messo in atto la Camera di Commercio? «La Camera di Commercio di Roma è concretamente a fianco delle imprese nel cercare di risolvere le emergenze sul delicato e vasto fronte dell'accesso al credito sia con provvedimenti diretti già operativi, sia con nuove misure. Con il suo pacchetto di misure anticrisi, la nostra Istituzione si è fatta cogarante delle linee di credito concesse dalle banche alle piccole e medie imprese, tramite i Confidi. Questo tipo di intervento ci ha già consentito, con il sistema del moltiplicatore, di attivare finanziamenti per oltre 500 milioni di euro». Come valuta, in materia economica, l'ultimo anno di Governo? «Di sole tasse e tagli si muore. Le piccole e medie imprese italiane e romane, vera spina dorsale produttiva, sopportano un carico fiscale elevatissimo e un costo del lavoro inaccettabile. Secondo una recente analisi, le imprese italiane sono le più tartassate d'Europa e il quadro economico, negli ultimi dodici mesi, è peggiorato: basta guardare con attenzione i principali indicatori, dal PIL al debito pubblico. Il rigore è certamente necessario, ma, da solo, deprime un'economia già debole e in affanno. L'anno che abbiamo davanti, dunque, deve essere quello delle misure concrete a favore delle imprese, sul fronte degli aiuti e della crescita. O si agisce in questa direzione, o il declino sarà irreversibile». Scusi ma il suo ottimismo? «È messo a dura prova».