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Un'altra proroga per Malagrotta

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Il commissario ha deciso: è inevitabile Il sindaco: riusciremo a dare risposte

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Ladiscarica di Malagrotta resterà aperta anche dopo il 31 dicembre. La proroga verrà rinnovata, probabilmente fino ad aprile. Il commissario Goffredo Sottile non si sbilancia ancora sulla durata, ma è chiaro nello sgomberare il campo dai dubbi: «Arrivati a questo punto la proroga ci sarà». Il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, si dice stupito: «Apprendo solo ora di questa notizia, non ho parlato con Sottile, devo capire di cosa stiamo parlando». In realtà lo slittamento della chiusura di Malagrotta (dal gennaio 2009 è stata rinviata già sei volte) era ormai un segreto di pulcinella. Tutti gli amministratori, dal Comune alla Provincia fino alla Regione dicevano di non volerlo, ma sapevano che sarebbe stato inevitabile. Il motivo? Il sito provvisorio di Monti dell'Ortaccio voluto a fine agosto da Sottile è rimasto sulla carta, la raccolta differenziata è ancora ferma al 26 per cento e, da ultimo, è fallito anche il progetto del Campidoglio di portare i rifiuti non trattati all'estero. Il bando predisposto dall'Ama, infatti, è andato deserto. Le aziende tedesche e spagnole che erano state invitate a farsi carico delle 1.100 tonnellate di «tal quale» al giorno che eccedono le capacità di trattamento degli impianti si sono tirate indietro. Restano due le strade percorribili, seppure con molte incertezze. La prima possibilità è quella di autorizzare il trasporto dei rifiuti indifferenziati in altre regioni. Serve però un decreto del Governo perché attualmente la legge esclude questa opzione. La seconda alternativa, su cui stanno lavorando il Comune e l'Ama proprio in questi giorni, è la costruzione di un impianto di tritovagliatura con una caratteristica ben precisa: dovrà essere mobile. Ovvero, smontabile e rimontabile. Un'opera che era già prevista nel progetto di Monti dell'Ortaccio e che si sarebbe potuta trasferire una volta che il sito avvesse esaurito la sua funzione. Anche se la discarica provvisoria non verrà costruita qui, l'impianto di tritovagliatura potrebbe comunque essere costruito. L'Ama mercoledì ha fatto sapere che sono «in corso le trattative» per realizzare questo tipo di opera. Non si farà comunque in tempo per il 31 dicembre. Quindi, a meno di inaspettati colpi di scena, a Malagrotta dal prossimo anno continueranno ad arrivare anche i rifiuti indifferenziati. Il prefetto Sottile non lo dice ancora a chiare lettere, ma lo fa capire: «Non vedo al momento dove potrebbero andare». Il problema è che l'Unione europea ha escluso categoricamente questa possibilità. Pena una maxi-sanzione. Il capogruppo dell'Udc in Campidoglio, Alessandro Onorato, quantifica questa multa in «280 milioni di euro, il conto salato di vent'anni di malagestione e dei cinque anni di inerzia della giunta Alemanno che, nonostante l'emergenza, non ha predisposto gli impianti di tritovagliatura, indispensabili per evitare le multe, né tanto meno è stato in grado di sviluppare la raccolta differenziata». Il sindaco, invece, invita a non essere pessimisti: «È una questione di settimane, ma riusciremo a dare risposte. Nel frattempo ci sarà la proroga di Malagrotta». Alemanno non chiude la porta nemmeno al bando per portare i rifiuti all'estero: «La gara ha avuto difficoltà a causa dei tempi ristrettissimi che sono stati dati, ma comunque le trattative andranno avanti in questa direzione. Nel frattempo si sta accelerando al massimo la tritovagliatura e separazione in modo da eliminare il tal quale e lasciare solo i rifiuti trattati che possono essere smaltiti in regione». Il capogruppo del Pd, Umberto Marroni, si spinge fino a chiedere le «dimissioni» di Alemanno visto che Roma ormai «è in emergenza». Il presidente di Legambiente dice di essere «sconvolto dalla notizia della proroga, era tutta una farsa, tutti sapevano che sarebbe andata a finire così». Intanto le accuse si rincorrono, e coinvolgono anche la Regione. Il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli: «La proroga della discarica di Malagrotta è il fallimento drammatico della Polverini e della politica commissariale. Un fallimento che non è da imputare né agli ambientalisti né ai Verdi né ai cittadini, ma all'incapacità di questi signori di saper governare il ciclo dei rifiuti in modo conforme alle regole europee. Tutte le promesse di chiusura di Malagrotta sono state inesorabilmente non mantenute». Della chiusura della discarica più grande d'Europa se ne parla in realtà già dai tempi della giunta Marrazzo. L'assessore ai Rifiuti, Giuseppe Cangemi, lo ricorda: «Bonelli potrebbe spiegare ai cittadini di Roma perché il problema Malagrotta non è stato risolto nei cinque anni di governo di centrosinistra in cui i Verdi avevano piazzato un loro assessore all'Ambiente. Potrebbe anche raccontare ai cittadini come mai in quei cinque anni hanno saputo solo approvare una proroga dietro l'altra portando la discarica di Malagrotta alla saturazione in cui la giunta Polverini l'ha trovata». Queste polemiche non sono certo una novità di oggi. Il ministro Clini, nei mesi scorsi, ha accusato gli amministratori locali di «uno scaricabarile» che ha fatto sì che l'emergenza rifiuti non sia stata risolta. Intanto si attende la nomina del super-commissario che decida, oltre alla nuova discarica provvisoria, anche quella definitiva. E il nome potrebbe ancora essere quello di Sottile.

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