Dopo oltre nove mesi torneranno in Italia per le feste di Natale.
Qualcunoche antepone l'ideologia e l'odio politico alla sorte di due connazionali che, innocenti o colpevoli, sono da quasi un anno prigionieri in India in attesa di un processo. Qualcuno che l'altra notte ha pensato bene di anticipare la sentenza, pronunciando una condanna vergata con lo spray: «Marò assassini!», recita la scritta, accompagnata dall'immancabile falce e martello,lasciata dove c'erano i manifesti di CasaPound Italia per la liberazione dei soldati italiani. Poi, visto che non bastava, a poche centinaia di metri di distanza, gli ignoti imbecilli hanno tracciato insulti all'organizzazione di destra e frasi oltraggiose sui muri dell'abitazione dei familiari di Fabio Perissinotto, il giovane finanziere scelto ucciso in servizio dieci anni fa e al quale, il 5 novembre scorso, è stato intitolato il giardino di Largo Preneste. E ancora: scritte minacciose e adesivi «Roma Antifa» sull'automobile e sulle pareti dell'abitazione del promotore della cerimonia commemorativa per Perissinotto, Giuseppe Di Silvestre, presidente del Comitato Area Verde di largo Preneste e responsabile e candidato alle amministrative di Casapound nel VI Municipio. «È intollerabile trovarsi di fronte ancora una volta alle azioni macabre dal solito becero antifascismo militante locale. Già a distanza di pochi giorni dall'inaugurazione della targa a Fabio Perissinotto, dovemmo far rimuovere dal Decoro Urbano simili scritte. Siamo stufi di questi individui che fanno dell'odio e dell'ignoranza ottusa la loro bandiera - aggiunge Di Silvestre - e ci indigna che le istituzioni non facciano nulla per evitare il ripetersi di simili atti vili. Evidentemente il timore degli antifascisti è che un movimento giovane e onesto, che da anni si impegna sul sociale in maniera del tutto disinteressata, come è appunto CasaPound, possa ottenere consenso popolare e di quartiere. Un timore fondato, a nostro avviso. Ma non saranno certo questi squallidi blitz a far cambiare idea ai cittadini». Sempre ieri, la voce del sindaco della Capitale si è unita a quella di altri esponenti politici per salutare il provvisorio ritorno dei nostri militari: «Era ora. L'attesa decisione da parte della autorità indiane di autorizzare finalmente il rientro in patria dei due fucilieri del Reggimento San Marco, attraverso una licenza natalizia, è la notizia che tutti noi aspettavamo da settimane - ha dichiarato Gianni Alemanno - Roma, come città che rappresenta l'Unità nazionale, è pronta per dare loro il benvenuto, dopo dieci mesi di calvario giudiziario».