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Droga e pasti caldi nella Scampia romana

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Otto arresti, diciassette indagati: dalla vedetta fino ai capi. Servizio mensa per i pusher

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Unsegnale che significa «poliziotti in zona». Lo usavano le vedette degli spacciatori in zona San Basilio, nel triangolo via Gigliotti-via Tranfo-via Mechelli. La Scampia romana è stata smantellata, almeno in parte. Il Commissariato diretto da Adriano Lauro ha indagato 25 persone, di cui otto arrestate, una già in carcere raggiunta da ordinanza di custodia. Un lavoro cominciato circa due anni fa, che ha portato al sequestro di oltre cinquanta chili di droga (tra cocaina, hashish e marijuana: 40 euro a dose la prima, 20 le seconde), al recupero di 180 mila euro e a gettare le basi per la fase due delle indagini: chi riforniva l'organizzazione? Perché la "cupola" disarticolata dagli investigatori era ben organizzata. Addirittura con una sorta di servizio mensa (giorno e notte) che portava pasti caldi a chi era in strada. Con i controlli delle forze dell'ordine era cambiato il sistema di spaccio. Le dosi non venivano più cedute in strada, a cielo aperto. Ma nei cortili interni al complesso popolare. Oltre alla vedetta, c'era chi si accostava all'automobilista e chi voleva e cosa cercava. Saputa la richiesta, il soggetto andava dall'ordinatore, talvolta anche insospettabile: come un diplomato, con moglie e figli, sul lastrico dopo aver subito la truffa di un socio e finito a lavorare per i boss. L'ordinatore trasmetteva la richiesta al pusher, il quale aveva a disposizione una serie di nascondigli dove aveva messo la droga. Sotto le mattonelle, dietro al paraurti di una vettura incidentata lasciata in sosta, in ascensore, dentro i cassonetti dei rifiuti, nei mattoni di tufo, in mezzo a una siepe, nel bicchiere di carta della Coca Cola o in una confezione di gomme da masticare. In questi due anni sono stati circa trecento i clienti segnalati ad assistenti sociali e Prefettura: quattordicenni, comitive di giovani, tassisti, avvocati e professionisti in genere. Erano a bordo di motorini e utilitarie ma anche al volante di Ferrari, Audi A6, lussuose Bmw o Suv da capogiro. Gente di tutti i tipi e di ogni tasca che fermata dalla polizia inventava le scuse più curiose:«Mi sono perso», «Ho accompagnato a casa una persona», «Cercavo qualcuno». Nella lista degli "assunti" dai vertici dell'organizzazione compaiono anche due figure: chi raccoglieva i soldi e il "ragioniere" che li contava prima di consegnarli al capo. Scene che si sono viste nel film «Gomorra», in realtà quadretti di vita criminale. Accertare tutto questo non è stato facile. È stata un'impresa al limite dell'incredibile se si considera che le indagini sono state condotte da cinque poliziotti della squadra giudiziaria esterna del Commissariato. Hanno rinunciato a giorni di ferie, si sono camuffati con parrucche, si sono messi in coda dietro le altre auto e si sono finti clienti. Ma di notte si sono anche nascosti nel bagagliaio delle vetture per filmare e fotografare gli indagati. E non hanno usato materiale fornito dall'ufficio ma il loro. Hanno documentato gli scambi di droga, anche piazzati in cima ai palazzi. Dopo l'arresto degli otto e le accuse di complicità agli altri 17 non si sa cosa cambierà nello spaccio di droga in zona. Di sicuro aumentano le spese per i capi. Dovranno continuare a sborsare stipendi dei gregari e spese legali. Si parla di paghe giornaliere fino a 50 euro per la vedetta, 40 per ordinatore e pusher, 200 per il "ragioniere". È il welfare della malavita.

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