Valle Fiorita diventa alloggio per sfrattati
Strozzata dai tagli l'ex clinica è nell'incuria Occupata da oltre duecento nuclei abusivi
Èfinita così, almeno per ora, la storia del presidio sanitario Valle Fiorita in via di Torrevecchia, struttura altamente specializzata per anni in convenzione col vicino San Filippo Neri però precipitata, circa un anno fa, nel girone dei tagli previsti dal piano di rientro della giunta Polverini e, dalla settimana scorsa, ostaggio dei movimenti di lotta per la casa. Alle conseguenze già drammatiche della fine del rapporto di collaborazione col pubblico, vedi 130 dipendenti licenziati e non ricollocati, si aggiunge anche il paradosso che, nei fatti, non solo la collettività - come denunciano i sindacati - ma la stessa proprietà dello stabile abbia «perduto» un patrimonio, avendo il complesso, da piano regolatore comunale, destinazione sanitaria, che è anche la ragione per cui, nell'impossibilità di attuare una riconversione, è rimasto vuoto per mesi. Fino al 6 dicembre scorso. I militanti del Coordinamento cittadino lotta per la casa sono arrivati nel XIX municipio al termine della giornata di manifestazioni in cui sono stati occupati, assieme ad altri gruppi, complessivamente otto edifici (due palazzine a Ponte di Nona, l'ex hotel Congress a 4 stelle in via Prenestina, un'ex sede dell'Inps in viale delle Province, un edificio in via Cerchiara a Settecamini, gli appartamenti in via Tuscolana di proprietà della famiglia Sensi e un ex palazzo dell'Acea in via Ostiense) hanno rotto i sigilli e si sono barricati dentro all'ex clinica. Oggi contano almeno 200 nuclei famigliari, anche romani ma per lo più stranieri, molti bambini, tutte«ersone sotto sfratto, o già senza casa da mesi, che nonostante i punteggi in graduatoria non hanno risposte concrete», spiegano dall'interno. Impossibile accedere per i proprietari che, al primo tentativo, da dietro lo striscione «la casa è un diritto di tutti» sono stati invitati a non ripresentarsi, e del resto anche per gli stessi disperati - hanno contato, dal 6 dicembre ad oggi, già 150 richieste di «asilo» - che prima devono passare per il loro sportello casa. Chi è già dentro, invece, firma le entrate e le uscite e si guarda bene attorno: temono uno sgombero imminente, le forze dell'ordine ci avevano già provato giovedì scorso durante l'ultima ondata di interventi, quindi buona parte del tempo la trascorrono di vedetta (con estintori a portata) sul tetto. Ripercorrendo in sintesi gli ultimi mesi di vita della clinica, nel quadro del decreto 80 della Polverini, che aveva imposto al San Filippo Neri il taglio di circa 270 posti letto, si sono risparmiati – stimano dall'ospedale - tra gli 8 e gli 11 milioni di euro, tra questi anche il corrispettivo versato annualmente per il mantenimento di Valle Fiorita, che tra le altre specialità ospitava anche urologia, chirurgia plastica e maxillo-facciale, riproposti al San Filippo, eppure oggi parla di «bomba sociale», tra licenziamenti e occupazione, il minisindaco del XIX Alfredo Milioni, che auspica uno sgombero il prima possibile: «Alla proprietà hanno levato la convenzione lasciandogli però il vincolo di destinazione sanitaria, inconcepibile», è solidale Milioni. Si parlava di riconvertirla, c'era anche l'ipotesi di un hotel, «quella è una struttura appetibile, ci sono ancora i letti, le cucine, quattrocento stanze con servizi, più gli spazi comuni, luce e gas, bisognava scongiurare il rischio occupazione e invece avevamo le mani legate». Come conferma la proprietà: «Dopo 60 anni di collaborazione con il servizio sanitario pubblico - spiega Carlo Lenzini, procuratore della Casa di Cura Valle Fiorita srl - la società è stata costretta ad interrompere l'attività a causa dei piani di rientro della sanità previsti dalla giunta Polverini e messi in atto dal San Filippo Neri, l'11 novembre 2012, anticipatamente rispetto al contratto che sarebbe scaduto nel 2014, con la conseguente perdita del lavoro per 130 dipendenti, ai quali sono state corrisposte tutte le competenze compresa l'indennità di fine rapporto». Dall'inizio dell'anno si cerca di sbloccare l'iter burocratico, come indicato nel Prg del comune di Roma (dicono «per errore degli uffici preposti») non sono contemplate destinazioni d'uso diverse, e in attesa della pronuncia del Tar, cui la società si è rivolta, si può solo aspettare: «Oltre al danno subìto dalla cattiva gestione della pubblica amministrazione - si sfoga Lenzini - si è arrivati all'assurdo: senza nulla togliere alla giustezza della rivendicazione di chi lotta per difendere i diritti, si sta sbagliando obiettivo, siamo utilizzati per la soluzione dei problemi abitativi che debbono essere affrontati solo dall'amministrazione pubblica».