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La mannaia è caduta sulla sanità del Lazio, ma con effetti meno traumatici del previsto.

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L'ospedalepiù colpito è il San Filippo Neri, che perderà 120 posti letto (molti di medicina generale) e i reparti di Cardiochirurgia, Neurochirurgia, Terapia intensiva neonatale e le relative sale operatorie e terapie intensive. Il Santo Spirito rinuncerà a 70 letti, mentre il Cto e la sua Traumatologia verranno chiusi per diventare Rsa e presidio territoriale di prossimità. Al Sant'Eugenio verranno tolte Oncologia e Chirurgia vascolare. Oftalmico e Eastman perderanno rispettivamente 4 e 10 posti letto, ma si salveranno dalla chiusura. Così come Spallanzani e Forlanini. Confermata invece la dismissione dei piccoli ospedali di provincia già inseriti nel decreto 80. In totale verranno soppressi circa mille posti letto. «La riduzione dei posti letto c'è stata, ma alcuni vengono rimodulati sul territorio - dice il dg del San Camillo-Forlanini Aldo Morrone - Mi pare che le cose siano andate meglio del previsto: abbiamo trovato un clima più attento all'interesse dei pazienti e al contenimento della spesa». Bondi chiuderà il piano di riordino della rete ospedaliera entro il 31 dicembre. In settimana ci sarà il confronto con i sindacati («Non adremo lì per ratificare, ma per proporre le nostre idee», dice Roberto Chierchia della Fp Cisl Sanità di Roma) e incontri specifici per ciascuna Asl (oggi si comincia con la RmG). Sull'operatività del piano, tuttavia, potrebbe essere la prossima giunta regionale a decidere. A rivelare tale ipotesi è il dg del San Filippo Neri, Lorenzo Sommella: «Il commissario consegnerà l'implementazione del piano e il suo sviluppo alla politica. Da quanto abbiamo capito il suo mandato termina il 31 dicembre». La decisione finale sul taglio di strutture, reparti e posti letto, quindi, «verrà evidentemente valutata dal prossimo governo regionale - aggiunge Sommella - e noi coltiviamo la speranza che non vengano fatte scelte che vanno a colpire la salute delle persone». Sarà comunque il governo a decidere se nominare un nuovo commissario dopo l'insediamento del nuovo governo regionale. «Per quanto riguarda il San Filippo Neri - dice Sommella - Cardiochirurgia e Neurochirurgia risultano ancora disattivate. Si prevede una riduzione di 120 posti letto». Dubbi sui criteri usati da Bondi: «La nostra Neurochirurgia è una delle 13 del Lazio e vorrei sapere perché la scelta è caduta su quella del San Filippo Neri. Lo stesso dicasi per la Cardiochirurgia: nel Lazio ce ne sono 9 e la nostra è l'unica che viene disattivata - conclude Sommella che sottolinea come il San Filippo col taglio di 120 posti letto su 542 sia il più colpito - Tra l'altro, è stata confermata la disattivazione dell'ospedale di Bracciano, che ha circa 30mila accessi di pronto soccorso l'anno che si riverseranno su di noi». Per protestare contro i tagli, al San Filippo Neri sono stati occupati proprio i reparti di Cardiochirurgia e Neurochirurgia, che rappresentano oltre il 60% dei letti da tagliare. A renderlo noto è Paolo Dominici, della Uil Fpl Roma, che avverte: «La situazione è esplosiva, le aziende sanitarie sono polveriere. Bondi dovrà venire di persona per chiudere queste specialistiche, noi le difenderemo a oltranza e, nel frattempo, senza arrecare danno ai malati né provocare disservizi, le occupiamo. Non sarà semplice sedare questa situazione se non con il ravvedimento da parte dell'Asp e del commissario, che colpiscono la sanità in modo politico, strumentale e irreversibile». Commentando l'incontro di ieri, una nota di Palazzo Chigi spiega che «gli interventi prioritari per riequilibrare il sistema prevedono la riorganizzazione e riqualificazione dei servizi ospedalieri e il potenziamento dell'offerta territoriale (ad oggi carente e distribuita in maniera non omogenea), con particolare riguardo all'area metropolitana». L'idea è quella di fare fronte «al crescente bisogno di salute», soprattutto nell'area della cronicità e della non autosufficienza, «in una situazione socio-demografica caratterizzata dal progressivo invecchiamento della popolazione e dal consequenziale incremento delle patologie correlate all'età». Con la riqualificazione e riconversione dei posti letto ordinari in posti territoriali di residenzialità e semiresidenzialità saranno attivati, già nel 2013, circa 2.500 posti per non autosufficienti, anziani, persone affette da disabilità e pazienti terminali, anche oncologici. Il piano prevede, sulla base degli standard ministeriali definiti da Agenas - che riducono al massimo a 3 per mille abitanti il numero di posti letto per acuti - una concentrazione delle medie e alte specialità e «un'aggregazione efficiente dei punti di offerta al fine di rafforzare le eccellenze». Si consolida la dotazione dei letti ordinari nei presidi con pronto soccorso, incrementando i posti di terapia intensiva, di osservazione breve e di medicina d'urgenza. L'obiettivo è decongestionare l'area dell'emergenza e garantire un trasferimento tempestivo dei pazienti dal pronto soccorso al reparto. Il Piano prevede il consolidamento e il potenziamento della rete assistenziale nelle province attraverso la realizzazione a Latina del Dea di II livello (già prevista nel decreto 80 e non ancora completata), l'incremento dei posti letto ordinari degli ospedali di Civitavecchia, Frascati, Latina, Formia, Frosinone e il mantenimento dei posti letto ordinari a Viterbo e Rieti. «La riduzione dei posti letto per acuti conseguente all'intervento di razionalizzazione e concentrazione delle alte specialità - spiega Palazzo Chigi - renderà disponibili le risorse umane e professionali» per garantire il potenziamento dell'offerta e l'efficientamento della rete. Il Piano, che nei prossimi giorni verrà presentato ai sindacati e sottoposto al Tavolo di verifica dei ministeri, oltre a consentire la riqualificazione dell'offerta assistenziale, «presenta - aggiuge Palazzo Chigi - buone prospettive di raggiungimento del pareggio di bilancio tra il 2014 e il 2015, a condizione che l'attuazione avvenga in modo graduale nel prossimo triennio e che i Piani operativi vengano approntati sin dai primi mesi del 2013». La manovra economica di riequilibrio si basa per il 50% sull'attuazione della Spending Review e per il 50% sull'abbattimento dei costi per l'acquisto di beni e servizi da parte delle Asl.

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