I minisindaci di centrodestra disertano l'Assemblea
Eppurel'appuntamento era politicamente e istituzionalmente importante: intervenire in Assemblea capitolina per esprimere pareri (non vincolanti) sulla riforma dello Statuto di Roma Capitale. Una riforma essenziale, considerato che taglia via dalla cartina geopolitica della città cinque dei 19 Municipi. L'occasione poi sarebbe stata "ghiotta" anche per aprire finalmente un confronto serio sui poteri dei parlamentini. La bozza di lavoro, ricordiamo, è stata approvata all'unanimità dalla Commissione Riforme istituzionali che ora ridiscuterà il nuovo Statuto per tre giorni consecutivi. I Municipi verranno rinumerati da I a XV. Nel particolare il I si accorperà con il XVII e il IX fino all'anello ferroviario, formando così la nuova «città storica»; il II si unirà al III e il VI con il VII. Per quanto riguarda le competenze, i parlamentini otterranno la manutenzione delle aree verdi di quartiere e quelli più virtuosi potranno utilizzare in autonomia i fondi derivanti dalla lotta all'evasione e all'elusione. Cassata invece la possibilità per i minisindaci di stipulare contratti di secondo livello con le municipalizzate. Secondo Fabio Bellini, presidente del XVI Municipio, «il problema è che non c'è alcun riferimento perché il tema delle competenze dei municipi non è legata solo alle competenze in più di Roma Capitale», mentre per Andrea Catarci (XI), si tratta di «una discussione fatta con l'acqua alla gola. L'art. 26 stabilisce il ruolo di gestione dei servizi dell'amministrazione comunale così diventiamo solo propaggini dell'amministrazione centrale e non realtà dotate di autonomia». Per Giammarco Palmieri, presidente del VI Municipio che si prevede accorpato al VII, «non credo che questa soluzione porterà ad un miglioramento della vita dei cittadini. I Municipi devono essere soggetti protagonisti». Il presidente dell'unico municipio che sarà frazionato, Susi Fantino (IX), respinge «il frazionamento sia da destra che da sinistra. Serve un assetto amministrativo vero e non solo a conti basati solo sul risparmio e su un'idea superficiale che i cittadini non meritano. È un'idea di accorpamento che triplicherà i problemi». Una norma «ciambella» contenuta nella bozza, tuttavia, permetterebbe entro i 12 mesi successivi all'approvazione dello statuto, a due municipi di ridisegnare i propri confini ma con l'accordo dei rispettivi consigli municipali. Peccato che, a quel tempo, si sarà già votato per i nuovi parlamentini. Sus.Nov.