Polverini pensa a ricandidarsi Storace scende in campo

Èuna cosa complessa, in questi giorni c'è un dibattito in corso. Vedremo. La scelta del candidato fa parte della discussione politica». Con le elezioni indette dal prefetto Pecoraro per il 3 e il 4 febbraio, tempi e valutazioni politiche hanno rimesso in campo la governatrice. Nonostante il giorno delle sue dimissioni, il 28 settembre, lei stessa avesse dichiarato: «Non mi ricandiderò nel Lazio. Questa la considero un'esperienza chiusa». Ma in politica si sa, mai dire mai. Lo sa bene Francesco Storace, che oggi apre la campagna elettorale de La Destra e al quale potrebbe andare l'investitura finale del centrodestra per la corsa alla guida della Regione. Se una parte del Pdl riuscisse a mettere da parte l'acredine del passato, il nome di Storace è quello che oggi può dare maggiori garanzie per poter battere Zingaretti. La strada tuttavia è ancora in salita. A partire dalla data del voto. A commentare, con durezza, la firma del prefetto è stata la stessa Polverini. «Il prefetto Pecoraro ha firmato l'ordine del Tar, che questa volta non ha commissariato la sottoscritta, come qualcuno ha detto, ma ha commissariato il ministro dell'Interno, imponendogli tre giorni, e una volta si diceva, in maniera sgarbata, che gli otto giorni si davano alla donna di servizio. La data delle elezioni nel Lazio le ha decise il Tar e questa è un'anomalia del nostro Paese». Le difficoltà non sono poche. Le liste con tanto di candidature e firme correlate andranno consegnate il 2 gennaio. Questo significa dover raccogliere le firme, scegliere i candidati, stabilire le alleanze sulle quali si costruisce il listino bloccato collegato al presidente, ed entrare nel vivo di una campagna elettorale breve e «feroce». Giudici permettendo però. Dopo il ricorso che verrà presentato dai Radicali per chiarire una volta per tutte il numero dei consiglieri, (se ridurli a 50 come ha stabilito per decreto la Polverini o mantenerli a 70), anche il Codacons, ieri ha annunciato di voler ricorrere ai giudici contro la decisione di indire le elezioni il 3 e il 4 febbraio per evitare un inutile sperpero di soldi. Sembra ormai certo infatti che le politiche, e a questo punto anche le comunali, si possano tenere il 10 marzo. Al di là dei magistrati che tuttavia hanno condizionato non poco la fase terminale della legislatura laziale, i partiti non si possono più permettere di perdere tempo. Questo vale sia per le candidature interne sia per le alleanze e dunque le coalizioni da schierare. Un passaggio decisivo per le sorti elettorali, non solo del Lazio. E la posta da conquistare è quella dei centristi, sempre più tentati dall'accordo col Pd. Lo comprende bene Francesco Giro, deputato Pdl, che rilancia: «La bipolarizzazione del sistema politico, che la discesa in campo di Berlusconi ha rafforzato, e il turno elettorale unico alle regionali impone un accordo con una terza forza, la Lega in Lombardia, l'Udc nel Lazio». Una riserva però da sciogliere in fretta con la scelta del candidato alla presidenza del Lazio . Red. Cro.