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Il giudice di pace fa ancora litigare

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Battaglia tra cittadini dalle 6,30 per depositare o chiedere documenti

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«Hannofunzionato solo per poco tempo, poi più nulla. Quando si tratta di semplificarci la vita c'è sempre qualcosa che va storto», commenta Giovanni, un signore anziano in fila per la seconda volta in due giorni consecutivi. Non un neofita all'ufficio copie del giudice di pace al civico 28 di via Teulada, dove di recente si sono moltiplicate lamentele e disguidi degli utenti per ritirare le copie dei ricorsi contro le contravvenzioni. Un copione simile a quello documentato alcuni mesi fa da Il Tempo a qualche isolato di distanza, negli uffici al civico 40 dove si consegnano le domande per i ricorsi. «Levatacce» all'alba per non perdere il posto, ressa all'ingresso e poche informazioni ricevute, nonostante l'introduzione della nuova normativa per sveltire l'iter burocratico, che non ha aiutato di molto i romani. L'ordine di servizio, introdotto il 4 aprile scorso, infatti, affisso anche in prossimità dello sportello, partorito con l'obiettivo di «organizzare» il flusso notevole di utenti, «al fine di non creare problemi di varia natura e risolvere le richieste da evadere», prevede che i «classici» numeretti progressivi, di cui si è ormai fatta abitudine per ritirare le pratiche in questione, vengano consegnati alle 8.50 allo sportello al piano terra. Un modo per evidenziare «che il presupposto per accedere allo sportello deve essere rispettato senza ingerenze di liste esterne che possano gestirne le priorità». Nei fatti, però, il nuovo controllo dei flussi di utenza non risulta così ottimale: lo sportello apre, in pratica, per cinque minuti e consegna una novantina di numeri a chi si riesce a presentare per quell'ora, ma sono in tanti quelli che non fanno in tempo. Per questo, i cittadini sono corsi ai ripari, inventandosi lo stratagemma di presidiare l'ingresso dalle 6.30 o giù di lì, stilando una lista nella quale procedono ad autoiscriversi per cognome, con numeri in base all'ora di arrivo. Anche questo, però, non ha dato i frutti sperati: scene di panico all'entrata di persone che non sanno dove indirizzarsi per acquisire copia del proprio ricorso, spintoni per accaparrarsi i numeri (che, tra le altre cose, non coincidono con quelli della lista «autogestita») e il marasma interminabile all'interno. Le nuove disposizioni, poi, impongono anche due elenchi distinti: «privati e avvocati» il primo; «delegati» il secondo. Un altro elemento che avrebbe dovuto rendere più agevole l'iter e che, invece, si sta rivelando non funzionale per i cittadini: vengono chiamati alternativamente e per entrare ognuno aspetta oltre mezz'ora. Nell'ufficio copie lavorano 4 persone e ogni utente può portare al massimo tre pratiche da smaltire. Ma la confusione regna sovrana, le file rimangono più di prima, i disagi e le proteste pure. «È tutto al cardiopalma qui, le informazioni sono poche, le novità non risolvono», si sfoga una donna. E qualche settimana fa è arrivato pure un carabiniere a sedare gli animi.

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