Vietato inciampare di giorno
Roma Capitale: nessun risarcimento se l'incidente avviene in orario diurno
Quindiviene archiviata l'istanza e si dà parere negativo al tentativo di conciliazione». Appena tredici giorni fa la signora Filomena C., di 66 anni, è saltata di nuovo sulla sedia dopo aver letto per l'ennesima volta la risposta di Roma Capitale alla sua richiesta di risarcimento del danno per essere caduta su un marciapiede dissestato a pochi metri da casa. E ciò che ha lasciato l'amaro in bocca alla donna è la motivazione che l'avvocatura, «sportello conciliazione», le sta dando da tempo nel rifiutare le sue istanze per essersi fratturata una costola, il polso e il gomito a causa di quattro blocchi di travertino sconnessi e fuori sede. Insomma, per Roma Capitale se un cittadino cade di giorno su un marciapiede dissestato non avrebbe diritto al risarcimento del danno. Come dire, il pericolo era visibile e quindi si poteva evitare di cadere. Un concetto che ha mandato su tutte le furie Filomena C., che quel giorno poteva «finire sotto a un'automobile se fossi caduta dalla parte opposta, cioè in mezzo alla strada e non verso l'interno del marciapiede». L'incidente alla donna è avvenuto il 12 gennaio del 2011, mentre camminava in compagnia di una sua amica vicino alla sua abitazione, in via Euripide, ad Axa. Da quel giorno è iniziato l'incubo per la donna, tra pronti soccorso, visite specialistiche e dolori che a distanza di quasi due anni ancora deve sopportare. Attraverso i suoi legali la donna ha iniziato a presentare istanze per chiedere una conciliazione con Roma Capitale, che a sua volta ha sempre dato parere negativo, dando sempre la stessa motivazione, anche se nel verbale dei vigili urbani è stata messa nero su bianco «la condizione di forte dissesto del marciapiede in cui è avvenuto il sinistro». E di fronte a questa dichiarazione della Municipale, Roma Capitale il 9 gennaio 2012 ha comunque risposto che «tale contesto, congiuntamente all'orario diurno in cui si è verificato l'incidente, fa venir meno gli elementi della non prevedibilità e non visibilità dell'insidia». Non finisce qui. Due mesi dopo i legali della donna rispondono che non possono esserci «dubbi sulla responsabilità risarcitoria di Roma Capitale». Passano altri otto mesi, è il 23 novembre 2012, ed ecco l'ulteriore risposta del Campidoglio: «Una responsabilità è configurabile a condizione che venga provata dal danneggiato l'esistenza di una situazione insidiosa, cioè di pericolo occulto, caratterizzata dal requisito della non visibilità oggettiva del pericolo e della non prevedibilità subiettiva del pericolo stesso. Spetta al danneggiato provare l'esistenza di una situazione insidiosa caratterizzta dal doppio e concorrente requisito della non visibilità oggettiva del pericolo e della non prevedibilità subiettiva del pericolo stesso». Dopo poco più di un mese dalla caduta della signora, sono stati eseguiti i lavori per mettere in sicurezza il marciapiede, creando lo scivolo per i disabili, è stato risistemato il manto e sono state ridisegnate le strisce. «Mi è rimasto anche un bozzo sul braccio che mi fa ancora male e sono stata venti giorni con il gesso», ha detto la signora Filomena che è ancora in attesa di giustizia.