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Sarebbe morto di «meningite» il neonato deceduto mercoledì pomeriggio al Bambino Gesù, «stroncato da un batterio opportunista, Serratia Marcescens, che lo ha colpito due volte, e gli ha devastato il cervello» racconta il padre, Riccardo Cosentino,

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Eora nel centro di eccellenza è psicosi, con le famiglie dei bambini ricoverati nella stessa Terapia intensiva, dove è transitato anche il piccolo Simone, in apprensione per i figli. «Simone è nato il 31 ottobre a Villa San Pietro, nella stessa serata era già al Bambino Gesù, perché era già stata concordata e programmata un'operazione al cuore per una malformazione cardiaca congenita già conosciuta in gravidanza» raccontano Cosentino e la moglie Barbara, casalinga. Ma il bimbo è sottopeso essendo prematuro, pesa solo 2,2 chili. E non può ancora andare sotto i ferri. «Resta in terapia intensiva 5-6 giorni, il tempo di stabilizzarlo» spiega il padre. Poi passa nel reparto Subintensivo. «Dopo 4-5 giorni contrae la prima infezione, e viene ritrasferito d'urgenza in terapia intensiva». È curato con gli antibiotici. «Dopo 15 giorni sembra essersi ripreso. Il 30 novembre passa a cardiologia. Ma il giorno dopo, il primo dicembre, peggiora. «Già dalla mattina i primi segni non prendeva più il latte. Ritorna d'urgenza in Terapia intensiva». Le condizioni peggiorano rapidamente. Mercoledì Simone muore. «Il bimbo è crollato sotto l'aggressività di un batterio opportunista», la Serratia Marcescens, «che si annida anche tra le fughe delle mattonelle», «gli ha devastato il cervello, aveva i polmoni pieni d'acqua, è stato anche in dialisi». «Simone se ne è andato via in due giorni», in pratica il bambino è morto di «meningite» dice il padre. Ai genitori non è stata fatta fare alcuna profilassi. «I medici dicono che non è contagiosa, perché non è una forma virale». Ma loro sono lo stesso preoccupati. Nel panico anche i genitori di altri bambini ricoverati nello stesso reparto di Terapia Intensiva dove è stato curato anche Simone. «Siamo molto preoccupati, perché questo bambino ha avuto un contatto con loro» ha confermato ieri mattina Paolo Lombardo, 47 anni, agente di spettacolo, padre di un bambino con la sindrome di Down di due anni, operato l'8 novembre scorso per una malformazione cardiaca. «Ha già contratto una mediastinite - spiega - una infezione al mediastino, probabilmente in sala operatoria, causata da un batterio diverso da quello che ha ucciso il piccolo Simone. Ma sono lo stesso preoccupato perché c'è stata vicinanza». Ansiosi anche altri genitori. «Sono la mamma di un bambino di tre anni, anche lui ha avuto problemi al mediastino dopo l'intervento, dovuti a stafilococco aureo, l'hanno dovuto riaprire» dice Elisabetta Di Blasi. Si teme che anche un centro di eccellenza come il Bambino Gesù possa fare le spese dei tagli alla sanità «perché - spiegano - quando i conti non tornano è probabile che i primi risparmi si facciano su voci solo apparentemente insignificanti relativi all'igiene». L'ospedale pediatrico Bambino Gesù ricorda che «nei paesi industrializzati, le infezioni della ferita chirurgica si verificano nel 2-7% dei bambini che effettuano interventi di cardiochirurgia. La frequenza osservata in ospedale Bambino Gesù è confrontabile con quanto osservato da altri ospedali internazionali di eccellenza e non vi è alcun elemento che possa far pensare ad una trasmissione intra-ospedaliera di germi che abbia causato infezioni della ferita in più di un paziente».

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